Acofis Milano, occhiali gratuiti per i profughi ucraini

L’iniziativa partirà il 16 maggio: la territoriale di Federottica mette a disposizione ottici optometristi volontari che, insieme ai medici oculisti di Goal, eseguiranno test della vista alle persone in fuga dalla guerra che hanno perso o rotto la propria soluzione visiva nel viaggio verso l’Italia

«Il conflitto russo-ucraino ci ha toccato in maniera particolare: scappare dalla propria terra e non riuscire a vedere bene provoca una disperazione totale - ha detto Renzo Zannardi, consigliere di Federottica Milano Acofis, nella conferenza stampa del progetto “Sos Occhiale per l’Ucraina”, che si è tenuta mercoledì scorso presso l’associazione - Come ottici optometristi vogliamo offrire a questa gente quello che possiamo, cioè le nostre competenze, sommate a quelle degli oftalmologi».

All’interno dello studio predisposto nella sede di via Cenisio a Milano, per due giorni alla settimana verranno fatti un esame della vista eseguito da ottici optometristi associati e da studenti del corso di laurea della Bicocca e una valutazione della salute oculare da parte di oculisti che fanno capo a Goal. Poi sarà provato e successivamente fornito l’occhiale completo in base alle esigenze delle singole persone, grazie al supporto di tre aziende, Ital-Lenti per l’oftalmica, Centrostyle per le montature e Frastema Ophthalmics per la strumentazione. «Abbiamo contattato diverse realtà istituzionali, come il Comune, la Protezione Civile e il Consolato ucraino, nonché strutture solidali, come il Centro Don Orione o l’associazione Farsi Prossimo, la quale ci ha già fornito alcuni nominativi di profughi presenti a Milano - hanno ricordato Stefano Panzeri e Marco Barajon, rispettivamente vicepresidente e consigliere della territoriale milanese di Federottica - Fondamentale tuttavia sarà soprattutto il passaparola».

Per Danilo Mazzacane, segretario generale di Goal, l’organismo che raggruppa il migliaio di oculisti ambulatoriali presenti in Italia, questa iniziativa «può rappresentare un mattoncino anche nella ricostruzione della medicina sul territorio post pandemia, mettendo in evidenza lo spirito collaborativo con tutte le altre professionalità che operano nell’ambito sanitario» (nella foto, da sinistra: Panzeri, Barajon, Mazzacane e Zannardi). 

A.M.

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