Abusivismo, come il “panem et circenses” per gli antichi romani?

Le prese di posizione di Aimo sul tema, con il relativo commento di Tiopto, continuano a far registrare un elevato interesse nella filiera e stimolano il confronto

“La parola diversi è brutta, perché l'amore ci rende uguali. Voi vi chiamate reali, ma siete distanti dalla realtà”. Così si rivolge Antonio de Biase, alias Alessandro Siani, alla principessa Letizia nel film dello stesso Siani del 2013, Il principe abusivo. Per alcuni oftalmologi gli optometristi sono i diversi da osservare, fronteggiare, contenere, amministrare. Non forniscono tuttavia convincenti spiegazioni sul perché, se non genericità di sbiadita e datata polemica, alla quale siamo invitati tutti a rispondere così da distrarre eventuali insoddisfatti curiosi dalla ricerca delle cagioni profonde: panem et circenses era la locuzione latina amata da Giovenale per descrivere la sua società romana, nella quale l’Amministratore si assicurava il consenso popolare con regolari distribuzioni di grano e gratuità ai grandiosi spettacoli pubblici.

Il casus belli ricorrente è l’abusivismo in ambito sanitario. Scomodando l’alto profilo dell’Istituto Treccani per abusivismo si intende “la tendenza a dare all’abuso un carattere sistematico, quasi di normalità”. Dovremmo perciò pensare che la pressoché totalità degli optometristi italiani siano dediti a pratiche illecite, nella normalità del loro quotidiano operato: dal fascino del proibito non si salverebbe nessuno. Quindi l’abusivismo è nell’operare ma non nell’essere, quindi possiamo dichiararci lecitamente optometristi. Ma la professione, lecita, come si esprime? La Corte di Cassazione ha da tempo definito gli ambiti di competenza dell’optometrista. Quindi l’operato professionale quotidiano è lecitamente abusivo? Credo che quegli oftalmologi debbano riscoprire il gusto sottile di respirare il profumo corroborante del lessico prima d’armarsi d’alabarda; oppure aprirsi al rischioso gioco della verità, mostrando e dimostrando dove la ragione dimora.

Sergio Cappa

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