È finita l’era della bevanda al gusto di cioccolato

Abbiamo accantonato il 2020 come annus horribilis. Il 2021 non parte meglio ma, almeno, con maggiori speranze. Resta il fatto che, se il vecchio è stato l’anno dell’attesa, il nuovo sarà quello del pensare e agire, velocemente

Ci aspettano molti avvenimenti in questo 2021 su cui dovremo prendere posizione. L’uscita dal tunnel della seconda ondata di infezioni e l’arrivo e la distribuzione dei vaccini. La fine del blocco dei licenziamenti e l’avvio dei finanziamenti del Recovery fund. Il semestre bianco e la successiva elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Intorno a questi assi portanti, tanti avvenimenti sociali, alcuni accavallati pericolosamente l’uno sull’altro come mai era successo prima. La regolarizzazione dello smart working e la digitalizzazione delle relazioni tra imprese. La perdita di vecchi posti di lavoro e la nascita di nuove figure professionali da formare. I poveri di domani e i ricchi di ieri. La prossimità fisica e l’accessibilità online.

Di fronte a questi duelli di coppia e d’insieme ognuno di noi può prendere diverse posizioni nell’era Covid. La prima in assoluto è quella di chi, con una “aggiustatina”, pensa che tutto ritorni come prima: sono gli amanti dell’Attak, quelli che non buttano via nulla anche se ogni giorno l’oggetto riparato funziona meno di prima o molto peggio del nuovo. La seconda è quella di chi ritiene che le cose fino a oggi non sono cambiate affatto: vive in una bolla data dalla propria posizione lavorativa, vede i cambiamenti in atto come dal finestrino di un treno che scorre piano ma inesorabile. La terza, e da qui se ne diramano tante altre, sarà quella di chi non ce la farà: verrà espulso dal proprio contesto lavorativo attuale e resterà in attesa di una nuova opportunità, in uno scenario sociale amareggiato e ostile. In questa situazione di stallo e disagio l’atteggiamento dei singoli non può che determinare due effetti: risparmio o perdita di reddito. Quello che sta già avvenendo ora.

Personalità di spicco come Giuseppe Sala e Massimiliano Fuksas hanno ipotizzato nei mesi scorsi una direzione ampiamente condivisibile. Per il sindaco di Milano la città, all’interno di un programma di svolta green, può rinascere nel concetto dei 15 minuti: le persone in tale arco di tempo devono essere in grado di raggiungere tutti i servizi utili alla loro vita quotidiana, a piedi o in bicicletta. Per l’architetto si deve tornare al Rinascimento italiano, dove la bottega era il luogo di vita, affetti e lavoro. Casa e bottega, dunque: sono due delle rivoluzioni mentali in atto e non di poco conto, ostacolate dalle barricate del pensiero comune. Se non vogliamo accontentarci, se vogliamo essere artefici di un futuro diverso e migliore determinato accidentalmente dalla pandemia, dobbiamo prenderci nuove responsabilità. È finita l’età della bevanda al gusto di cioccolato, l’effimera sensazione di bere del cioccolato, a basso prezzo e con poco sforzo. Qui il pedaggio da pagare è alto, ma la strada porta lontano.

Nicola Di Lernia

Professione