Afragoli: gli Odg della Lombardia non condizionino due anni di dialogo con la classe medica

Il presidente di Federottica interviene in merito alle critiche e alle polemiche suscitate dal coinvolgimento degli ottici optometristi nel Piano sanitario lombardo

Dopo la lettera di Aimo, Siso e Sol a Regione Lombardia, anche il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Milano ha usato parole forti per stigmatizzare i due ordini del giorno inseriti nel Piano sociosanitario regionale 2024-2028. «Ciò che preoccupa è che dei consiglieri regionali abbiano votato degli ordini del giorno senza nemmeno porsi il problema di cosa stavano facendo. Come si può far votare documenti nei quali si afferma che visto che ci sono delle liste d’attesa, la visita oculistica la può fare l’ottico? È come scrivere che siccome ci sono pochi professori, le lezioni possono farle anche i bidelli. In cui siccome ci sono pochi piloti di aerei, li potranno pilotare anche gli addetti ai bagagli dell’aeroporto, magari dopo un corso nel fine settimana», afferma in una nota, ripresa da diversi organi di stampa, il presidente dell’associazione medica provinciale, Roberto Carlo Rossi, secondo il quale, anche se «gli ordini del giorno sono ormai diventati “oro farlocco”, utili solo a dimostrare che i consiglieri fanno qualcosa, questa volta si è veramente passato il segno - sottolinea ancora Rossi - Va bene essere disinvolti, ma mettere addirittura nero su bianco che si deve commettere un reato e che si impegna la Giunta a valutare di fare una delibera che consente di commettere dei reati è gravissimo, è una proposta di una superficialità disarmante, che viola il codice penale, che mette dei tecnici nelle condizioni di compiere un atto medico, dunque una attività illegale. Non si può sentire».

Un po’ di chiarezza nella vicenda cerca di farla Federottica nazionale, attraverso la voce del suo presidente. «A meno che quanto si legge ormai da anni, quotidianamente, in merito al più che precario stato di salute della sanità pubblica, sia destituito di ogni fondamento reale, cioè che il richiedere una visita medica, più precisamente una visita specialistica, non comporti tempi di attesa “biblici”, con buona pace per il concetto di prevenzione e di diagnosi precoce così importanti per una positiva prognosi e per i costi sociali della malattia stessa, dovremmo tutti fare qualche riflessione su come tentare di uscire da questa china – scrive Andrea Afragoli (nella foto) su otticaitaliana.it - In oftalmologia, pur esistendo a oggi un codice unico relativo alla visita, è risaputo come una parte non irrilevante della prestazione specialistica sia connessa all’atto della refrazione oculare. La proposta, al limite del banale nella sua semplicità teorica, è pertanto che questa parte dell’attuale prestazione “visita oculistica” possa essere ridefinita ed erogata da centri ottici che metterebbero a disposizione (a prezzi più che calmierati) locali, strumentazione e personale competente in merito alla citata refrazione oculare. Questo significherebbe liberare, laddove occorre, altre professionalità (i medici) da questo ruolo al fine di farle concentrare su ciò che più gli appartiene e tanto richiede la popolazione: la diagnosi di patologie e la conseguente terapia».

Discorso completamente diverso è, invece, quello relativo alla “prima visita oculistica”, che, tiene a ribadire Afragoli, «deve necessariamente e inevitabilmente essere erogata da un oculista, così come la seconda, la terza, fino all’ultima: per essere più chiaro e provare a sgombrare ogni fraintendimento, ritengo non possa spettare che a un medico ogni valutazione in merito all’eventuale presenza o assenza di patologie a carico dell’apparato visivo».

Secondo il numero uno di Federottica, come già da lui più volte espresso in passato, «ottici e ottici optometristi dovrebbero, a mio avviso obbligatoriamente, eseguire, a margine di ogni loro intervento di natura professionale, una batteria di test da definire (Griglia di Amsler in primis) utili a mettere in evidenza eventuali problematiche patologiche – si legge sempre su otticaitaliana.it - Proprio con questo spirito, istituzioni pubbliche ben più autorevoli del sottoscritto, cioè il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di concerto con il ministro della Salute, hanno stabilito, in relazione alle competenze dell’ottico, quella facente capo alla capacità di riconoscimento e conseguentemente alla segnalazione “all’attenzione medica di eventuali condizioni del cliente che indichino anomalie degli occhi e della salute”. In questo senso avrebbe dovuto, a mio avviso, essere formalizzato il nostro ruolo, evitando di definire tutto ciò “prima visita oculistica”».

Afragoli è perciò convinto che l’estensore di quelle poche ma sfortunate parole nei due ordini del giorno del Piano sanitario lombardo «non aveva evidentemente ben chiari questi concetti, oppure le ha formulate con un gergo burocratico e per nulla tecnico, generando le prese di posizione che abbiamo letto in questi giorni». Un inciampo, dunque, che tuttavia non deve assolutamente compromettere il dialogo avviato in questi due anni con alcune delle associazioni maggiormente rappresentative della classe medica nazionale. «Un dialogo che ha sinora prodotto passi avanti significativi, in particolare nell’iter ideale del paziente-cliente dallo studio oculistico al centro ottico e viceversa, il quale mi auguro non venga condizionato da quello che, per chi osserva le cose con mente lucida e senza pregiudizi, va considerato un mero incidente di percorso», afferma il presidente di Federottica a b2eyes TODAY.

A.M.

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