Vincitori e vinti del 2020

Come nella prima ondata la pandemia aveva colpito a macchia di leopardo il nostro paese, così i risultati economici di questi undici mesi ci danno una classifica netta di chi ha perso e chi no. L’ottica da quale parte sta?

Il 2020 porta in dote al nuovo anno un mercato dei consumi che ci riconduce al 2014, alla ripartenza dopo la crisi finanziaria. Secondo l’Osservatorio dei consumi Findomestic presentato il 15 dicembre, infatti, dopo sei anni di crescita costante il consumo di beni durevoli in Italia è sceso quasi del 12% rispetto al 2019, sintesi di un calo del 10% della spesa delle famiglie italiane e di un dimezzamento di quella dei turisti stranieri nel nostro paese. Alcuni tra i beni durevoli hanno subìto un contraccolpo maggiore. In primis la mobilità. L’auto nuova ha perso oltre il 30% di immatricolazioni. Il 21% ha riguardato le famiglie e il 43% circa le imprese. I grandi elettrodomestici sono calati nel giro di affari di un abbondante 5% come i telefoni (vendite diminuite del -6,9%) dopo periodi di vacche grasse. Anche il televisore, il re dell’elettrodomestico, ha in parte perso la sua battaglia. Nonostante le vendite siano state superiori al passato causa lockdown la grande competizione ha ridotto i prezzi e si stima che il 2020 verrà chiuso con un calo del fatturato del 3%.

Sul versante dei vincenti paradossalmente ci sono anche dei perdenti che se la sono cavata meglio delle loro ammiraglie. Se l’auto nuova è naufragata nonostante gli incentivi estivi è andata meglio per le moto targate (-7,3%) e i veicoli usati (-13%) a testimonianza che anche una sconfitta di misura può essere vista come una possibilità di rilancio immediato: in questo caso a far da volàno è la diffidenza degli italiani a usare i mezzi pubblici. Chi vince alla grande sono invece i prodotti che ruotano intorno alla casa. L’information technology registra un +23,5% con le vendite online più che raddoppiate. Poi il piccolo elettrodomestico con quasi un +10%. L’italiano si è circondato di robot che lo aiutassero a produrre di più in casa. E ha creato anche il suo bunker antipandemico acquistando congelatori (+30%) e wine cabinet (+37%). Va da sé che anche l’auricolare ha registrato un +47,7%, crescita sostenuta dalle nuove esigenze di lavoro e didattica domenistiche, insieme alla vendita sul web di smartphone (+59%), normalmente appannaggio del retail tradizionale, che rappresentano il 68% del fatturato e-commerce della telefonia.

Ma l’e-commerce ha davvero sbaragliato il campo? Solo una delle metà, ovvero quella dei prodotti, è risultata vincente. Sui servizi (hotel, viaggi, ecc) la caduta è stata libera. Come rileva sempre l’Osservatorio dei consumi Findomestic, “nel complesso il 2020 mostrerà una battuta d’arresto del giro di affari dell’e-commerce, stimato collocarsi sui 30,6 miliardi di euro, in calo del 3% rispetto al 2019. Un trend condizionato negativamente dal forte deterioramento della domanda di servizi, stimata in calo di quasi il 50%. All’opposto gli acquisti di prodotto mostrano un balzo (+31%), raggiungendo i 23,4 miliardi di euro”.

L’occhiale da vista, in virtù del suo lento ciclo di ricambio, può considerarsi nella mente dell’italiano un bene durevole? La tentazione di rispondere sì è forte. La sostituzione delle sole lenti in Italia è un mercato che vale circa un terzo del totale eyewear da vista. Il secondo equipaggiamento non decolla ancora. Tutti atteggiamenti che fanno credere che l’acquisto di un nuovo occhiale da vista sia percepito come un bene se non durevole che debba durare. L’ottica esprime un discreto ottimismo sul suo futuro e sta interpretando il suo ruolo meglio di altre categorie. I migliori stanno dimostrando che sono in grado di offrire un prodotto difensivo, che può contribuire a superare al meglio il momento che stiamo vivendo. Il 2021 deve permetterci, anzi obbligarci a fare quel salto di qualità e portare il pubblico a dire: pensiamo, prima, anche alla vista.

Nicola Di Lernia

Professione