«Quello che mi ha dato è stato qualcosa di sconvolgente e di inimmaginabile: amore, affetto, disponibilità, gioia». È con voce inevitabilmente rotta dalla commozione che Alessandro Spiezia ricorda Papa Francesco (nella foto, in uno dei momenti insieme) al nostro quotidiano. Una voce che lascia tuttavia trapelare non solo l’emozione, ma anche l’orgoglio di un susseguirsi impetuoso di ricordi e aneddoti. «Quando l’8 luglio scorso è venuto nel mio centro ottico, mi aveva chiamato personalmente il sabato prima: aveva bisogno di misurare la vista, perché le lenti non andavano bene. “Lei è già venuto due o tre volte a Santa Marta, non voglio che si disturbi ancora”, mi ha detto. Così, alle 17 di quel giorno è arrivato sulla sua 500 bianca – racconta Spiezia - E poi il 29 febbraio 2024, quando mi telefonò di persona per farmi gli auguri di buon compleanno: io rimasi onorato ma anche stupito, perché chissà quante altre cose aveva da fare. Ma lui mi rispose: lei se lo merita, è una brava persona».
Spiezia ha avuto rapporti anche con i due pontefici precedenti, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, ma con Francesco il rapporto è stato speciale. E anche le delegazioni di colleghi e addetti ai lavori dell’ottica per l’udienza del mercoledì, in occasione di Santa Lucia, sono diventate più numerose e costanti durante il suo pontificato. «Era il suo carattere a renderlo speciale, poiché lui era fatto così: non era il papa, ma il papà del mondo – afferma ancora il professionista romano – La prima volta in negozio fu nel settembre 2015: la notizia fece il giro del mondo per l’eccezionalità della decisione, ma Bergoglio mi disse che gli occhiali si vanno a fare dall’ottico. E li ha sempre pagati, anche se poi io gli riconsegnavo la somma percepita insieme all’occhiale finito perché potesse donarla alle persone bisognose di cui si occupava».
Quella del luglio scorso è stata l’ultima volta che Spiezia ha visto Papa Francesco. Mercoledì 16 aprile, durante la Settimana Santa, ho voluto portargli una colomba: sentivo il desiderio di averlo ancora vicino, ma le sue condizioni di salute non mi hanno permesso di incontrarlo – conclude il professionista capitolino - Cercherò comunque di stargli accanto anche in questo triste momento dell’addio: è il minimo che posso fare per tutto l’amore che mi ha dato».
Angelo Magri