Il 2021? Una ruota quadrata che non gira

Il rapporto 2020 del Censis sulla società italiana sottolinea come la pandemia abbia evidenziato vecchi difetti e reazioni ricorrenti dei fenomeni socio-economici, con classici particolarismi e individualità da età della pietra. E anche l’ottica non potrà stare a guardare questi mutamenti

“Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data e alla rissosità della politica”. Questa è la sentenza più dura dell’ultimo rapporto del Censis. Pare che la pandemia non ci abbia insegnato nulla. La paura ha fatto novanta, così il bene rifugio più gettonato, a discapito dei consumi, è stato il risparmio. “Nel giugno 2020 - sempre secondo il Censis - la liquidità delle famiglie (contante e depositi a vista) ha registrato un incremento di 41,6 miliardi di euro (+3,9% in sei mesi) e ora supera i 1.000 miliardi”. A cosa serve il risparmio? Per affrontare senza problemi un nuovo lockdown per il 61% degli intervistati resilienti, secondo un’indagine del Sole 24 Ore. Abbiamo però anche davanti a noi un’Italia fragile che non sarebbe in grado di affrontare ulteriori chiusure. Il sentimento è quello classico degli italiani. Sul personale c’è ottimismo, almeno per una buona parte, sul generale tinte fosche.

Il 2021 rischia di essere l’anno delle disuguaglianze. Economiche prima di tutto ma anche sociali. Il lavoro privato, soprattutto quello poco protetto dai ristori dello Stato, si troverà di fronte il mondo degli statali e dei loro aumenti salariali. In ogni caso il divario del reddito tra alto e basso continuerà a crescere. Il 3% degli italiani possiede il 33% della ricchezza del paese, ricorda ancora l’ultimo rapporto Censis. Chi sta già pagando di più oggi nel lavoro sono le donne e i giovani dai 15 ai 34 anni: nel terzo trimestre 2020 insieme hanno perso mezzo milione di posti e altrettanti sono gli autonomi o chi aveva un contratto a tempo determinato senza più un impiego, come si legge sul Corriere della Sera. Sulla sponda femminile un’altra scure. “Al secondo trimestre il tasso di occupazione, che per gli uomini raggiungeva il 66,6%, presentava un divario di oltre 18 punti a sfavore delle donne”, evidenzia ancora il Censis. Il 2021 rischia così di essere più un anno da elmetto e matrioske che da camicia e cravatta: se allo sblocco dei licenziamenti previsto a fine marzo si compenseranno i primi interventi del Recovery Fund, la situazione potrebbe infatti non degenerare, creando un positivo gioco di incastri.

L’ottica non potrà solo stare a guardare questi mutamenti. Da almeno tre punti di vista. È improcrastinabile un processo di valorizzazione del patrimonio clienti di un centro ottico. Servirà una riclassificazione della clientela in base alle mutate condizioni sociali e un conseguente riaggiustamento dell’offerta. Infine, all’approccio preventivo e salutistico ancor più marcato della gente l’ottica dovrà trovare una compensazione in un cambio di marcia, di stile, di investimenti. Il 2021 sarà un anno importante per definire la strada del decennio che ci aspetta. Il passato non ci basterà più.

Nicola Di Lernia

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