«La situazione, se fossero confermati i dazi al 30%, è praticamente insostenibile. Ho comunque accolto e confido nell’appello del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, a mantenere la calma, trattare e affrontare la questione con lucidità - dice ancora Lorraine Berton (nella foto) nella nota diffusa nei giorni scorsi ai media - Siamo già presenti su tutti i mercati alternativi, ma obiettivamente gli Stati Uniti non sono sostituibili. È fondamentale chiarire che dobbiamo negoziare partendo da uno scenario 0-10%, non da 10-30%». Se queste misure venissero confermate, sostiene ancora la numero uno di Anfao, il futuro a breve-medio termine sarebbe disastroso per buona parte delle imprese italiane dell’occhialeria. «Occorre fin da ora prepararsi a sostenerle per evitare una vera e propria moria del tessuto industriale», conclude Berton.
Quello statunitense è il primo mercato per l’eyewear italiano, con una quota superiore al 22%. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2024 l’export negli States era già calato del 21% in valore rispetto all’anno precedente.
I toni forti utilizzati dalla presidente di Anfao esprimono, oltre a una concreta preoccupazione a livello settoriale, anche la necessità di ribadire, presso le sedi opportune, che dazi così elevati come quelli annunciati dall’amministrazione americana non andranno a penalizzare solo comparti pur strategici per il nostro paese, come farmaceutico, alimentare e vino o automotive, di cui giustamente si parla: esistono realtà come la stessa occhialeria, ad esempio, che fanno parte del sistema moda, altro settore potenzialmente danneggiato, e che hanno negli Usa lo sbocco principale, per il quale è difficile pensare ad alternative concrete, data la già diffusa presenza delle montature sui principali mercati internazionali.
Al momento il tessuto produttivo italiano appare cauto: la preoccupazione non manca, ma non va nemmeno dimenticato che i primi dazi, annunciati quattro mesi fa, furono poi sospesi e procrastinati dallo stesso Trump. «Un dazio del 30% sarebbe un problema enorme per tutto il nostro settore, ma sono convinto che si tratti di una misura annunciata più come strumento di pressione nella trattativa che come reale intenzione – dichiara a b2eyes TODAY Nicola Del Din, ceo di Blackfin, che nel 2024 ha inaugurato la prima filiale negli Stati Uniti, i quali rappresentano il suo terzo mercato in ordine di importanza - Siamo ancora nel pieno del negoziato e confido che le autorità europee arrivino a un accordo equo e sostenibile per tutti».
Secondo Susi Tabacchi, ceo ed export manager di Immagine98, se davvero si arrivasse a un dazio del 30%, sarebbe una situazione insostenibile per tutti, dalle grandi alle piccole aziende, perché l’impatto sarebbe enorme. «Ci auguriamo che questo scenario venga evitato - sottolinea Tabacchi al nostro quotidiano - In caso contrario l’unica strada sarebbe cercare mercati alternativi, ma non è semplice: gli Stati Uniti restano il primo mercato per molti e sostituirli richiederebbe tempo e grandi sforzi. Aprire nuovi sbocchi commerciali, inserirsi con i propri prodotti, trovare i clienti giusti: non è qualcosa che si può fare dall’oggi al domani». Soprattutto in un momento storico complesso come quello odierno. «Il mondo si è ristretto: ci sono conflitti e ripercussioni in Ucraina e in tutto il Medio Oriente, individuare nuove destinazioni non è affatto facile - dice ancora l’imprenditrice cadorina - Spero davvero si possa trovare una soluzione, perché lo scenario attuale, purtroppo, non lascia intravedere prospettive positive».
Giovanni Lo Faro, ceo di Modo International, conferma la preoccupazione già espressa a b2eyes TODAY tre mesi fa. «I dazi annunciati non faranno che ridurre la domanda e portare inflazione: questi due elementi penalizzano sia i produttori sia i consumatori, ovvero la gran parte dell’economia nel suo complesso - afferma Lo Faro - Nella nostra azienda siamo strutturati localmente per servire al meglio i mercati e questo ridurrà al minimo possibile l’impatto: ma tali politiche distorcono il libero sviluppo del commercio e noi non le accoglieremo mai favorevolmente, neanche ove ci potessero avvantaggiare in situazioni o momenti particolari».
Angelo Magri