Uno studio a difesa dei fotorecettori

«Nella retinite pigmentosa i fotorecettori vanno incontro a morte, anche per l’eccessiva attività di questo killer, che per motivi sconosciuti è presente in quantità elevata – ha spiegato Riccardo Ghidoni (nella foto), responsabile del laboratorio di biochimica e biologia molecolare dell’Ospedale San Paolo-Università degli Studi di Milano, all’ultima conferenza di Retinitis sulla lotta alla cecità evitabile - In un modello di topi affetti da retinite pigmentosa, ben 4 gruppi di ricerca si sono uniti per contrastare questa morte fotorecettoriale, cercando di inibire la formazione del ceramide-killer». Oltre a quello di Ghidoni, hanno collaborato il gruppo di Enrica Strettoi, dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, quello di Claudia Gargini, dell’Università di Pisa, e la società Nanovector di Torino.
«Abbiamo somministrato alla retina dei topi un inibitore della sua sintesi e abbiamo osservato una riduzione del 50% della morte dei fotorecettori, nonché un parziale recupero della funzione visiva – ha ricordato Ghidoni - Si tratterà ora di passare a una sperimentazione nell’uomo, nella speranza che questa nuova strategia farmacologica possa rallentare il decorso e alleviare le sofferenze dei pazienti affetti da tale patologia».
(red.)

Punto vendita