Un milione di anziani rischia la cecità

La ricerca, inoltre, ha evidenziato la scarsa attenzione con cui vengono affrontate le patologie visive degli anziani a livello sociale e istituzionale e le forti differenze nelle normative regionali che definiscono i livelli di assistenza e di cura. Tra gli ultraottantenni, che oggi in Italia rappresentano il 5,6% della popolazione, 1 su 3 è affetto da una malattia della vista curabile ma non guaribile, come la degenerazione maculare senile (che colpisce il 20% delle persone da 80 anni in su) e il glaucoma (che ne colpisce il 10%). «Questo vuol dire che oltre 1 milione di anziani in Italia è a rischio cecità o ipovisione», ricorda Giovanni Calabria, presidente del Comitato Scientifico del David Chiossone.
Da qui l’esigenza di concentrare l’attenzione delle istituzioni e degli operatori sanitari sulla maggiore richiesta di servizi e di interventi di riabilitazione visiva, di individuare le buone pratiche esistenti in Italia e di creare una rete di coordinamento tra gli istituti per garantire il massimo livello di qualità dell’assistenza agli anziani con gravi patologie della vista. Dal confronto tra gli istituti coinvolti nell’indagine, infatti, è emersa la presenza di alcune metodologie e modalità di gestione imprescindibili per migliorare la qualità della vita degli anziani disabili visivi: monitoraggio costante della vista, orientamento e mobilità, sostegno psicologico, riabilitazione visiva e utilizzo di ausili, costruzione di spazi interni adeguati alla mobilità autonoma dei disabili visivi e adeguamento degli spazi esterni, formazione continua del personale dedicato, continuità degli operatori assistenziali delle strutture residenziali.
(red.)

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