Senza Ecm, più integrazione tra ottico e oculista

Caduta la presunzione di obbligatorietà degli Ecm, finisce per gli ottici la necessità di adeguare costantemente il proprio bagaglio di conoscenze professionali? È stata la domanda alla base di una delle tavole rotonde (nella foto) svoltesi lunedì a Bologna, all’interno del XV Congresso dell’Istituto Zaccagnini. La risposta si è rivelata unanime nel ribadire la necessità e opportunità di proseguire nei percorsi di formazione. Sul tipo di formazione e soprattutto in funzione di quale livello di prestazioni da offrire al cliente ametrope, sono state confrontate diverse visioni del problema. «Per svolgere bene il proprio lavoro lo si deve amare e rispettare, arricchendolo sempre con nuovi apporti scientifici e culturali: è quanto cerco di fare da 45 anni», ha affermato Marco Brambilla, consulente dell’Ottica Chierichetti.
Maurizio Bianchi, responsabile formazione di Vision Group, ha confermato che per il gruppo nato dal “matrimonio” tra Vision Service Group e Vision Is la formazione riveste un ruolo strategico. «La fine degli Ecm non cambia, quindi, i nostri programmi, ma la formazione rappresenta uno strumento di promozione delle persone che produce i propri effetti se è vissuto come tale e non come un’imposizione esterna», ha detto Bianchi.
Riccardo Perdomi (presidente di Andom), Marco Carminati (presidente di Oxo-Optocoop Italia) e Maurizio Vanni (consigliere di GreenVision Coi) hanno ribadito l’insostituibilità della formazione nella gestione delle risorse umane e ritengono la fine degli Ecm un’opportunità, in quanto consente di investire più risorse sulle cosiddette competenze trasversali, in particolare su quelle gestionali.
(red.)

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