Schirone: con Radar… intercettiamo il dialogo con il cliente

Radar è il nome che Michele Schirone, insieme ai figli Peter e Clay, ha deciso di dare al nuovo centro ottico aperto in via Vittorio Emanuele a Trani: 45 metri quadrati ricavati in un locale dell'800 (nella foto) che ospitano un assortimento di nicchia, interamente dedicato alla proposta di qualità. «È il primo negozio che non porta il mio nome - racconta a b2eyes.com il professionista pugliese – La parola Radar vuole evocare la capacità di intercettare prima di tutti un nuovo stile. Ma anche, in un momento in cui il nostro paese ha smarrito la bussola economica, la necessità di qualcosa che ci guidi da lontano, indicando una nuova strada da seguire. E la dimensione contenuta è una scelta voluta, coerente con il posizionamento di nicchia e con l'intento di mantenere un rapporto umano con il cliente». Le differenze con gli altri negozi non si fermano però al nome. «I miei centri - prosegue Schirone - hanno uno stile preciso, estremamente identificativo. Questo, progettato con la collaborazione del giovane architetto all'avanguardia Vincenzo Bafunno, ben coadiuvato da Clay, esperto di comunicazione, insieme alla sua compagna Giulia Bison, architetto, e all'esperienza maturata da Peter, si discosta del tutto da quel codice, proponendo fin dal primo impatto un'idea di diversità: è caratterizzato da linee d'arredo che ricordano il concetto di ""vissuto"", grazie all'uso di legni riciclati, quasi grezzi, pietra, cuoio e ferro trattato con un effetto ruggine». Questo concetto si estende anche all'offerta, che comprende marchi come Kuboraum, Andy Wolf, Cutler and Gross o Platoy, per citarne alcuni. «Abbiamo deciso di puntare su occhiali di nicchia capaci di offrire qualità, esclusività, ricerca di forme, colori e materiali per rispondere alle esigenze di chi ricerca la differenziazione», sottolinea Schirone. Coerente con quest'obiettivo è la strategia elaborata per presentare il prodotto insieme a Loredana Paolicelli, storica collaboratrice di Schirone che, pur giovane, ha già vent'anni di esperienza nel settore alle spalle. «Su un grande divano di pelle, sorseggiando e mangiando qualcosa, Loredana racconta la storia dei marchi e la filosofia delle aziende, spiega dove e come è realizzato un occhiale - conclude il professionista pugliese, recentemente confermato alla guida di Federottica Bari - La vendita diventa quasi un incontro tra amici che vogliano creare insieme una storia, una relazione di dialogo con un cliente che vuole diventare protagonista di un cambiamento. Il negozio, infatti, nasce non con l'idea di fare grandi numeri, ma di mantenere una relazione umana con quanti cercano l'originalità e inseguono il desiderio di uscire dall'anonimato e dalla massificazione».
N.T.

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