Piovella: il problema è l’igiene, non il 3D

«È un problema del tutto inesistente!». È perentorio Piovella (nella foto) quando lo interpelliamo per avere un suo parere circa la bagarre scatenata da una mamma “molto scrupolosa” a seguito di una congiuntivite insorta alla piccola figlia dopo un pomeriggio di svago al cinema a vedere un film in 3D. «Quello di Milano – continua Piovella – è un caso di mancato rispetto delle più semplici norme d’igiene. È normale che se gli occhiali impiegati non sono monouso possono essere veicolo di ogni tipo di malattie. Ma questo può accadere anche se ci si scambia una maglietta sporca o se si mangia con le posate usate da qualcun altro e non adeguatamente lavate». Faziose anche le motivazioni circa il presunto non completo sviluppo dell’apparato visivo dei bambini. «La visione binoculare stereoscopica – continua il presidente degli oculisti italiani – si sviluppa entro i 4 mesi di vita…dubito che qualsiasi genitore porti un figlio a vedere un film in 3D prima di quell’età! Inoltre il bambino ha una capacità di accomodazione di ben 10 volte superiore rispetto a quella di una persona di 21 anni. Quindi direi che i più piccoli sono decisamente più protetti». Risulta, perciò, eccessivo il decreto del Consiglio Superiore della Sanità che, come abbiamo già scritto (http://www.b2eyes.com/Lib/GoToContent2.aspx?IDCMS=d099a5f8-00d0-451b-ab6b-0f518caf8da8 ), vieta l’uso degli occhiali 3D ai minori di 6 anni. «Stiamo perdendo il controllo della situazione – conclude Piovella – come è accaduto per l’influenza suina. Il problema è inesistente. L’unico consiglio che mi sento di dare è di usare il buon senso e di lasciare che i bambini si divertano…soprattutto al cinema!».
A.I.

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