Made in: obbligatorio per tutti, tranne gli occhiali

In attesa della ratifica del Consiglio europeo dei ministri, tutt’altro che scontata, vista la resistenza degli stati senza un’industria manifatturiera, gli occhiali non rientrano nei prodotti che saranno marchiati con il “made in” obbligatorio, se importati da paesi extraeuropei. Un elenco che va dal tessile-abbigliamento alle calzature, dall’oreficeria alla ceramica, ma anche al vetro, coltelleria, utensileria e rubinetteria.
Le associazioni bellunesi delle piccole imprese e degli artigiani del settore non ci stanno. «Siamo certi, visti i precedenti del 2005, che le pressioni per togliere l’occhialeria siano arrivate dall’ambiente industriale, forse da Anfao o, più probabilmente da Eurom, la Federazione europea dell'industria dell'ottica», hanno dichiarato nei giorni scorsi a Il Gazzettino Walter Capraro, direttore Uapi-Confartigianato, e Maurizio Ranon, direttore di Appia. «Che ci fosse un pericolo di boicottaggio lo avevamo già capito ad agosto – continuano i due manager – Tant’è che avevamo scritto anche a Lorraine Berton, presidente di Sipao, manifestando stupore e amarezza per la nomina di Vittorio Tabacchi alla presidenza di Eurom».
Cavalcano la protesta anche i politici locali. Per il presidente della provincia di Belluno, Gianpaolo Bottancin, è «incomprensibile la scelta dell’occhialeria di star fuori dal “made in”: la trasparenza dell’origine del prodotto è una garanzia per produttori e consumatori». Secondo Adriano Merengon, del Movimento Cinque Stelle, «l’esclusione è solo a vantaggio di pochi che hanno costruito i loro imperi altrove, potendo usufruire del marchio a piacimento e a scapito delle piccole imprese che tuttora stanno faticando non poco per sopravvivere».
(red.)

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