«Definire l’ottico un commerciante non è un’offesa»

«Io non ho messo in bocca alle Iene un bel niente, tanto meno l’espressione “goccine” che - se Lei avrà la pazienza di rivedere il servizio televisivo, cosa che dovrebbe fare date le numerose inesattezze contenute nella Sua missiva – invece è stata usata per prima da una Sua collega scrupolosa e onesta nel rendere la corretta informazione al cliente».
«Pur dando atto delle esigenze televisive che la trasmissione comporta e del fatto che non tutto quello che ho detto è stato poi messo in onda (spero bene che Lei non voglia pure addebitarmi il montaggio del servizio!), dovrebbe aver notato che oltre a menzionare i 10/10 (espressione rapida e necessariamente stringata, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, per indicare un occhio che non necessita di occhiali) ho anche detto occhio sano, quando mi riferivo alla necessità o meno di portare occhiali».
«Sulla qualifica di commerciante non vedo perché Lei si debba sentire offeso, quasi fosse un insulto. D’altro canto è pure un fatto che per esercitare la vendita di occhiali, attività dell’ottico e non dell’oculista, occorre la licenza commerciale ed essere iscritti alla camera di commercio. È pure un fatto che la Sua federazione è iscritta alla Confcommercio. Dunque proprio non capisco di cosa si dolga».
«Non ho veicolato alcun messaggio, ribadisco non faccio il giornalista, né intendo farlo; ho semplicemente constatato, proprio come Lei, che riconosce l’esistenza di persone scorrette tra gli ottici, i casi inqualificabili scoperti dalle Iene».
«Non c’è alcuna rettifica da fare, perché per quanto mi riguarda in coscienza e onestà intellettuale ho risposto in maniera professionalmente corretta alle domande, anche provocatorie, postemi dal giornalista».
«Dunque è chiaro che non ho gettato fango su una categoria, essendomi limitato, come Lei d’altronde, a constatare l’esistenza di “persone scorrette” (per non dire altro) tra gli ottici del servizio, tanto è vero che non ho formulato mai giudizi generici o generali, ma mi sono limitato a far riferimento, in particolare, all’ultimo soggetto del filmato televisivo».
«In sintesi, caro Presidente, respingo ogni addebito che Lei molto frettolosamente ha ritenuto dovermi muovere; confido che, come detto poc’anzi, la lettera sia stata dettata dall’emotività del momento, perché i suoi contenuti non Le rendono giustizia, in quanto superficiali e del tutto inesatti», conclude Piovella.
(red.)

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