Cent’anni di sfide e di conquiste. Ma anche di difficoltà e grandi dolori. Che tuttavia non hanno frenato lo spirito di una famiglia che ancora oggi si identifica con il suo territorio e a questo territorio ha voluto donare un’esposizione unica. «L’abbiamo inaugurata il 4 luglio scorso, giorno del compleanno di nonno Carlo, fondatore del negozio di fotografia nel 1925, al quale sette anni più tardi abbinò l’ottica, per poi prendere il diploma all’Istituto Alfieri di Milano e diventare così uno dei primi professionisti della visione a Riva del Garda: con questa iniziativa abbiamo voluto celebrare anche gli 80 anni della Liberazione della nostra regione e dell’Italia dal nazifascismo e della fine della Seconda Guerra Mondiale - spiega a b2eyes TODAY Lorenza Armani, titolare dell’impresa familiare insieme alle sorelle Laura, Manuela, Valentina e Stefania - La mostra è stata possibile grazie alla donazione che nostro padre Pier Giorgio fece nel 1991, insieme alle sue sorelle, dell’archivio fotografico completo di nonno Carlo, compresi gli apparecchi fotografici, al Museo Alto Garda: l’obiettivo dell’iniziativa è offrire a Riva del Garda uno spaccato della sua storia recente. L’affluenza di visitatori sinora è stata buona e molti concittadini si sono riconosciuti in queste foto. Il Museo Alto Garda, che ospita l’esposizione, ha anche organizzato un concorso aperto agli scatti del pubblico, per dare vita a un confronto tra la Riva di oggi e quella di una volta. Infine a chi viene nel nostro centro ottico regaliamo un cadeau o il catalogo della mostra».
La passione per l’ottica Carlo la trasmette al figlio Pier Giorgio, che sin dagli anni 50 si dedica con entusiasmo al negozio, per poi rilevarlo nel ’62 (nella foto) e trasformarlo, con il supporto della moglie Nella, in un punto di riferimento per il settore sul territorio. «Papà ha inoltre sviluppato la parte sindacale, contribuendo a dare vita a Federottica Trento e a scriverne lo statuto: proprio qui, nel 1985, fu organizzato il secondo congresso di quello che oggi è l’Albo degli Ottici Optometristi - dice ancora Lorenza Armani - Missionario laico, è stato anche assessore al nostro Comune ed era amico di Giuseppe Ricco: grazie a un team sempre più consolidato, sul finire degli anni 80 ha la possibilità di intraprendere un percorso molto significativo e parallelo al nostro mondo, andando in Africa con l’oculista Adriana Bonora per aiutare i più bisognosi. Una passione verso i più indigenti e un amore per il continente africano che ha coinvolto anche me e che mi ha spinto a recarmi spesso in Tanzania, dove sosteniamo un ospedale locale».
Ma è soprattutto la passione per l’ottica che viene tramandata di padre in figlia, anzi in figli, i quali alla fine degli anni 90 prendono in mano le redini dell’attività. La vita, tuttavia, spesso riserva sorprese molto amare. «Nel 2004, pochi mesi dopo aver ristrutturato il centro ottico, nostro fratello Nicola è rimasto vittima di un terribile incidente stradale: per noi è stata una perdita drammatica, da tutti i punti di vista - racconta ancora Lorenza - Nicola, infatti, rappresentava una figura chiave nella nostra attività: da ottico diplomato, era il responsabile del nostro laboratorio interno. E alla quale si è aggiunta quella di papà, scomparso per una malattia fulminante nel 2006».
Ma la vita e il lavoro vanno inevitabilmente avanti, anche nel ricordo e grazie agli insegnamenti di chi se n’è andato. Con Federico e Giulia oggi l’insegna è alla quarta generazione. Il centro ottico si sviluppa su 110 metri quadrati e dispone, oltre che del laboratorio, di una sala refrazione e di uno spazio per l’applicazione di lenti a contatto, tra cui quelle specialistiche: è aperto tutto l’anno, tre mesi con orario continuato, per venire incontro alle esigenze non solo della vasta clientela, ma anche dei numerosi turisti che affollano la parte settentrionale del Lago di Garda.
«Soprattutto i giovani devono capire che una macchina o la tecnologia non potranno sostituire né la nostra professionalità, acquisita in anni di studio, di aggiornamento e di esperienza, né la nostra attenzione ai clienti: ad esempio, quella particolare attitudine del fermarsi a parlare con loro, al di là della vendita - sottolinea la professionista trentina - Dopo un secolo di vita, cosa rimarrà di questo negozio? Difficile prevederlo: ogni giorno è una lotta, ma non ci stanchiamo di portarla avanti. Papà diceva che l’uomo riesce sempre a risorgere grazie alle proprie risorse: ecco, le mie sorelle, i miei nipoti e io, insieme ai collaboratori dell’insegna, cerchiamo di mettere in atto quotidianamente tale insegnamento».
Angelo Magri