Oculisti e ottici, simbiosi è la parola chiave

Lo ha sostenuto Fabio Mazzolani, direttore sanitario del Centro Oculistico Bergamasco, all’ultimo Progressive Business Forum, in una tavola rotonda, condotta da Nicola Di Lernia, che ha coinvolto altri due oftalmologi, Lucio Buratto e Francesco Loperfido (nella foto)

«Simbiosi è la parola che sintetizza quello che dev’essere il nostro approccio nei confronti dell’ottico e del paziente - ha affermato Fabio Mazzolani - Oggi quest’ultimo è molto informato, vuole subito risultati e ha esigenze diverse rispetto al passato: basti pensare che persino gli over 80 ormai utilizzano i social, per cui occorrono soluzioni che tengano conto di tutte le loro problematiche visive».

Anche per Francesco Loperfido, responsabile del servizio di Oftalmologia generale al San Raffaele di Milano, occorre sintonia, ma non soltanto tra le diverse categorie professionali coinvolte. «Fermo restando che la premessa per una buona prescrizione di una progressiva è che venga fatta un’anamnesi corretta del paziente, l’oculista deve essere adeguatamente informato sulle nuove tecnologie oftalmiche, grazie a una maggiore collaborazione con le aziende: una brochure che dia indicazioni al portatore su come ci si adatta a un progressivo, quali sono i suoi vantaggi e i suoi limiti potrebbe, inoltre, risultare molto utile, perché avere un occhiale performante in tutte le situazioni di vita è diventato ormai una necessità - ha ricordato Loperfido - Possiamo affermare che il passaparola negativo sulle progressive è superato, ma occorre una maggiore sintonia tra la prescrizione della lente e la scelta del tipo di montatura. Anche così, infatti, si esprime la collaborazione con l’ottico: il paziente viene già educato da noi alle progressive, il centro ottico deve trovargli la soluzione migliore a seconda delle sue specifiche esigenze, quindi l’occhiale giusto, con la montatura adatta, ponendo attenzione soprattutto alla distanza interpupillare e al canale di progressione».

Una risposta personalizzata diventa sempre più necessaria anche in ambito chirurgico, alla luce delle rinnovate esigenze visive e dei nuovi stili di vita. «Oggi a 50 anni una persona è giovane, attiva e vuole fare tutto, ma spesso vede l’occhiale come un impedimento, soprattutto psicologico: ho molti pazienti tra i 45 e i 50 anni di età che vengono a chiedere la correzione chirurgica della presbiopia anche se non hanno altri problemi visivi. Questa è la più grande sfida che abbiamo nell’ambito della chirurgia refrattiva, perché è più difficile da correggere, tuttavia le soluzioni non mancano - ha detto Lucio Buratto, direttore di Camo a Milano - Sono contrario per mille ragioni ai premontati, ma ottico e oculista devono affrontare bene il problema della presbiopia, offrendo una buona correzione visiva e soprattutto personalizzandola, perché oggi il paziente vuole sentirsi unico».

A.M.

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