Safilo: le scelte fatte vogliono preservare la nostra radice italiana storica

Angelo Trocchia (nella foto), amministratore delegato di Safilo Group, scrive al nostro quotidiano in merito all’analisi di Nicola Di Lernia sulle ultime vicende che riguardano l’azienda padovana di occhiali

Egregio Nicola Di Lernia, Le scrivo dopo aver letto il suo intervento su B2Eyes TODAY del 13 dicembre, che tratta di Safilo e del piano 2020-2024, presentato la scorsa settimana al mercato. Parto dalla considerazione che Lei esprime già nel titolo e nelle prime righe del Suo articolo, perché immagino che anche Lei avrà ben potuto considerare quante strategie alternative, quanti scenari e quali altri tempi abbiamo studiato, analizzato e programmato prima di comunicare il piano di riorganizzazione dei nostri siti italiani. Sono certo, inoltre, che Lei potrà ben immaginare con quale peso, con quale senso di responsabilità ho dovuto dare questo annuncio proprio nei giorni antecedenti il Natale. Sono altrettanto sicuro che Lei vorrà credermi se le dico che non ho avuto alternativa per non incorrere nel rischio, già da gennaio 2020, di mettere a repentaglio il futuro di tutta Safilo e di tutti coloro che resteranno in forza in questa azienda.

Le scelte difficili e di sacrificio che sto portando avanti sono finalizzate a creare un futuro solido a una Safilo che merita di restare viva, competitiva e forte sul mercato, proprio come i suoi lettori, gli ottici, in uno scenario sempre più stringente e concorrenziale, ci stanno chiedendo. E mi colpisce che proprio chi scrive su una testata rivolta agli ottici italiani non abbia al contrario messo in rilievo lo sforzo enorme che Safilo sta facendo, investendo in una strategia che pone il cliente, per noi l’ottico, al centro, al cuore del proprio lavoro, facendo convergere i propri investimenti sul servizio, attraverso persone e strumenti digitali in grado di soddisfare i bisogni degli ottici in modo efficiente, rapido e semplice, migliorando la relazione, accorciando i tempi, offrendo soluzioni più efficaci, risposte più veloci e una offerta di marchi e prodotti in linea con le richieste dei consumatori nei segmenti di mercato a più alto tasso di crescita.

Capisco il suo punto di vista su quello che Lei dichiara una sconfitta nel paese dell’occhiale, ma fino a un certo punto. E tengo moltissimo a una precisazione: il paese dell’occhiale continua a beneficiare di quei volumi prodotti in Cadore. Il tema è che non li produrrà più Safilo. E non per negligenza di Safilo o cattiva volontà, ma per l’accelerazione della strategia di verticalizzazione e di internalizzazione che il Gruppo francese - proprietario dei marchi Dior e Fendi - sta portando avanti con determinazione e senza accogliere le ripetute richieste di una transizione più progressiva e lenta, per dare a tutti più tempo nella gestione di un impatto così rilevante. Mi preme sottolineare, inoltre, che questa situazione è il risultato non del fatto che Safilo abbia delocalizzato la sua produzione italiana, ma piuttosto che il 50% delle ore lavorabili nei nostri stabilimenti italiani sono in procinto di uscire sì dai nostri impianti, ma pur sempre restando nella stessa valle.

Le assicuro che abbiamo lavorato instancabilmente per cercare le condizioni necessarie a limitare il più possibile gli impatti che derivano da questa situazione e ciò è dimostrato ad esempio dal rinnovo dell'accordo di fornitura con Kering Eyewear, che, pur rappresentando un elemento importante per garantire una buona continuità in termini di volumi, da solo non è tuttavia sufficiente. Safilo ha scandagliato e incontrato tutti i potenziali grandi marchi del lusso che fanno della produzione italiana dei loro occhiali la propria bandiera, ma la possibilità di acquisire nuove licenze in grado di compensare i volumi in uscita a oggi e nel medio periodo non c’è, perché non ci sono marchi disponibili sufficientemente grandi e con la capacità di volumi che ci è necessaria.

Le garantisco, infine, che continueremo a mantenere attivo il nostro radar e a fare del nostro meglio per conservare il presidio storico di Safilo nella produzione di occhiali italiana, ragione per la quale abbiamo intrapreso un percorso di ristrutturazione e ridimensionamento necessario a mantenere vivo il nostro cuore produttivo e le eccellenze che Safilo vanta nella lavorazione del metallo a Longarone in particolare, ma anche a Santa Maria di Sala per i cicli dell’acetato e dell’iniettato. Non corrisponde, quindi, al vero affermare che non vi sono cenni all’italianità in questo piano. Le scelte fatte vogliono preservare questa radice italiana storica e continuare a portarla nel mondo per i prossimi 150 anni. Questa è la mia responsabilità e prendere delle decisioni volte a garantirla ne rappresenta una ineluttabile conseguenza.

Mi auguro che vorrà testimoniare questo mio impegno e la ringrazio fin d’ora di darne notizia ai vostri lettori, gli ottici, che Safilo vuole continuare a servire sempre meglio in una logica di partenariato più forte e di successo, nell’interesse del futuro di tutte le imprese, la nostra e la loro.

(red.)

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