«Oltre ad avere un ruolo funzionale, estetico e persino scaramantico, l’occhiale può risultare molto importante anche per mascherare gli stati d’animo: più volte mi è capitato di trovare in pista, prima del via, atleti che, per provocare, ti guardavano negli occhi e ti stuzzicavano con frasi del genere “Oggi ti vedo un po’ nervoso”. Ebbene la montatura riesce a nascondere qualsiasi emozione che possa trasparire dallo sguardo, oltre a incutere rispetto e persino intimidazione ai rivali, al pari dell’elmo degli antichi guerrieri». Così Stefano Malinverni (nella foto sotto, tratta dall'archivio Fidal) raccontava a b2eyes magazine, nell’estate 2008, all’interno di uno speciale dedicato alle Olimpiadi di Pechino di quell’anno, le sue sensazioni di atleta che in quasi due decenni di carriera ha fatto dell’occhiale un partner fondamentale, per correggere la miopia e gestire i cambiamenti di luce in pista.
Se oggi, a poco più di un mese dall’inizio di Parigi 2024, l’Italia celebra una nuova generazione di campioni dell’atletica leggera che ha regalato medaglie e grandi soddisfazioni un paio di settimane fa agli Europei di Roma e conta di darne altre alle prossime Olimpiadi, non si può dimenticare chi, nel recente passato, ha posto le basi per consentire il salto di qualità a questa disciplina nel nostro paese, a livello tecnico e mediatico. E se Mennea è stato il vertice di quel movimento tra gli anni 70 e 80, Malinverni, che ha avuto l’onore di essere uno degli alfieri del feretro di Pietro al suo funerale, nel marzo 2013, ha saputo rappresentare quello spirito vincente.
«Con Stefano Malinverni, uno dei talenti più cristallini dei nostri 400 metri ma anche personaggio carismatico dotato di una innata simpatia, se ne va un altro pezzo importante della nostra atletica», scrive la sezione lombarda della Fidal, la Federazione nazionale del settore, a firma di Fausto Narducci, storico giornalista de La Gazzetta dello Sport. Nato il 14 maggio 1959 a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, «Stefano aveva indissolubilmente legato il suo nome a uno dei momenti iconici della storia dell’atletica azzurra: il bronzo della 4x400 a Mosca 1980 - ricorda Narducci - Primo frazionista, è insieme a Mauro Zuliani, Roberto Tozzi e il grande Pietro in quella impresa che venne realizzata in due atti. Prima il record italiano di 3’03”5 con il terzo posto in batteria dietro a Germania Est e Cecoslovacchia (il primato precedente era stato stabilito dallo stesso Malinverni insieme a Borghi, Di Guida e Tozzi a Città del Messico nel ’79, in 3’03”8) e poi l’insperato terzo posto in finale con Mennea che riuscì a sopravanzare la Francia per 3 decimi, alle spalle di Urss e Germania Est praticamente imprendibili. In quella stessa Olimpiade, Malinverni aveva superato anche le batterie della gara individuale fermandosi ai quarti, ma riuscì a vivere il suo momento di gloria anche per l’attenzione mediatica rivolta a Mennea».
Malinverni era entrato in Nazionale nel ’76 rimanendoci per una decina d’anni e cogliendo 5 titoli italiani (indoor e outdoor) a cavallo fra 1979 e 1981. Soprattutto le sue imprese giovanili hanno attraversato i decenni. «Di Malinverni si era parlato anche nel 2005 quando Claudio Licciardello, oggi tecnico di Chituru Ali, con 46”47 aveva cancellato il suo record italiano juniores di 46”63 che resisteva da 27 anni ed era il più antico della categoria - prosegue Narducci - Da azzurro aveva vissuto momenti importanti non solo nella staffetta e aveva mostrato una certa predilezione per le piste indoor dove era stato due volte sul podio agli Europei: argento nel ‘79 a Vienna e bronzo nell’81 a Grenoble. In mezzo anche il bronzo alle Universiadi di Messico ’79. Un altro momento magico lo visse con la 4x400 alla Coppa Europa 1981 quando vinse insieme a Di Guida, Ribaud e Zuliani».
Dopo la carriera agonistica ha avviato a Milano un’attività di fisioterapia e personal trainer, dove seguiva, con la medesima professionalità e passione, atleti e persone comuni, abbinando al costante studio l’esperienza di campione ai più alti livelli (nella foto principale, tratta da repubblica.it, il quartetto che ha conquistato la medaglia di bronzo nella 4x400 alle Olimpiadi di Mosca: da sinistra, Stefano Malinverni, Mauro Zuliani, Roberto Tozzi e Pietro Mennea).
A.M.