Di regi decreti non vive solo l’ottica. Gabanelli nella sua rubrica ricorda che “il medico fa la diagnosi, prescrive la cura, e il farmacista eroga il farmaco. Fra le due categorie non deve esserci nessuna commistione, così impone il regio decreto del 1934”. È andato tutto liscio per quasi novant’anni ma nessuno poteva prevedere l’arrivo della pandemia, la fuga dei medici di base e l’intasamento dei pronto soccorso. Così si è aperta una grande opportunità per il mondo dei farmacisti, quasi 20 mila punti vendita in tutta Italia, il doppio dei centri ottici: dare un contributo importante alla riduzione dei tempi di attesa erogando servizi sanitari qualificati nel territorio. Cosa significa in soldoni? Secondo Dataroom, i paletti dei conflitti di interesse si stanno allentando. “Fin qui il ruolo della farmacia è sempre stato di presidio sociosanitario e non l’alternativa alle prestazioni di diagnostica clinica fornite dagli ambulatori. Anche perché è tassativamente vietata qualsiasi attività di prescrizione e di diagnosi, nonché di prelievo di sangue o plasma mediante siringhe o dispositivi equivalenti per evidente conflitto di interessi. Sul punto le norme sono molto chiare: il farmacista non può svolgere, direttamente o per interposta persona, l’attività medica a mezzo di ambulatorio e i medici, in quanto prescrittori di farmaci, non possono esercitare in farmacia”.
Una profonda accelerazione alla contaminazione dei ruoli la dà la politica. “Il 30 settembre 2022, subito dopo le ultime elezioni politiche, Federfarma comunica che i farmacisti eletti in rappresentanza della categoria alla Camera dei deputati, sono quattro: Roberto Bagnasco per Forza Italia, Carlo Maccari, Marta Schifone e Marcello Gemmato per Fratelli d’Italia - prosegue Dataroom - Quest’ultimo viene nominato un mese dopo sottosegretario al ministero della Salute nel governo Meloni”. Il Ddl Semplificazioni di marzo 2024 traccia la via della nuova farmacia dei servizi: vaccini erogabili dopo i 12 anni, telemedicina, scelta e revoca del medico di base, ad esempio. Siamo vicini, a dire il vero, più al concetto di ambulatorio di prossimità che di farmacia dei servizi. Come è sua usanza, Gabanelli pone l’accento sulle avvertenze di questa accelerazione. “Si prospettano due rischi: quello di aumentare il consumo sanitario anche quando non c’è una reale necessità; e di correre dal medico al primo esame lievemente fuori parametro perché il farmacista, non avendo l’anamnesi che ci riguarda, non può valutarlo in un quadro complessivo”.
Quest’ultima affermazione mi ricorda i tanti occhiali premontati acquistati in farmacia da presbiti in versione automedicazione da banco e utilizzati per oltre 5-7 anni prima di una correzione ottimale. Di certo il mondo sanitario sta cambiando velocemente e la nostra cara, vecchia, amata ottica non può permettersi di stare a guardare le stelle. Potrebbero toglierci anche quelle.
Nicola Di Lernia