Per la ricerca, condotta in California, sono stati selezionati in maniera casuale da uno studio caso-controllo 498 casi di retinoblastoma e 895 soggetti di controllo nati tra il 1983 e il 2011. L'indagine, si legge nell'abstract di Retina, realizzata dal team guidato da Di He del dipartimento di epidemiologia della Fielding School of Public Health dell'Università della California, ha utilizzato biomarcatori, ossia molecole implicate nello sviluppo di malattie, del fumo di tabacco nelle macchie di sangue essiccato neonatale, ovvero cotinina e idrossicotinina, per studiare le associazioni tra fumo materno e retinoblastoma nella prole.
Tale patologia, come sottolinea Iapb Italia nel riportare la notizia, «è un tumore maligno intraoculare frequente in età pediatrica, colpisce 1 su 20 mila bambini, rappresentando così il 3% dei casi di tumore registrati in Italia fino ai 14 anni di età - si legge sul sito della onlus - Nel 60% dei casi coinvolge un solo occhio, entrambi nel restante 40%».
I parametri esaminati nello studio per accertare il fumo in gravidanza sono stati: la quantità auto riferita di sigarette e la presenza di cotinina e idrossicotinina individuate nel sangue neonatale. I ricercatori hanno osservato come, tenendo conto di entrambi gli indicatori, fumare durante la gestazione fosse correlato allo sviluppo di retinoblastoma di tutti i tipi. Quando hanno considerato soltanto i biomarcatori, il fumo materno era correlato soprattutto a quello che colpisce un solo occhio, pertanto hanno concluso che può essere un fattore di rischio per il retinoblastoma, in particolare tra i casi unilaterali (immagine tratta da Freepik).
(red.)