ALZHEIMER, PREDIRE IL RISCHIO A 45 ANNI DA UN ESAME DELL’OCCHIO?

Uno studio appena pubblicato su Jama Ophthalmology da un team di ricercatori dell’Università di Otaga, in Nuova Zelanda, propone l’ipotesi che un’immagine della retina possa già aiutare a prevedere la probabilità di declino cognitivo in soggetti di mezza età

Secondo la ricerca, che si è concentrata sulla base della retina, ovvero quell’area che si connette alle terminazioni del nervo ottico, un esame dell’occhio effettuato a 45 anni può rivelare con decenni di anticipo se una persona corre il rischio di ammalarsi di Alzheimer. Già in passato studi su questo argomento hanno mostrato come nei soggetti anziani esista una correlazione tra lo stato di salute della retina e quello del cervello, ma in età avanzata il declino è ormai progredito, mentre poterlo individuare molti anni prima sarebbe importante.

Nel loro lavoro gli scienziati hanno preso in considerazione i risultati del Dunedin Multidisciplinary Health and Development Study, uno studio di lunga durata condotto su oltre mille bambini nati tra il 1972 e il 1973 in Nuova Zelanda. Hanno incluso nella loro ricerca i dati di 865 partecipanti (50,2% maschi, 49,8% femmine) seguiti dall’infanzia all’età adulta, sottoposti a scansioni oculari con Oct a 45 anni, oltre che ad alcuni test neuropsicologici sia nell'età adulta sia nell’infanzia. Sulle scansioni hanno analizzato lo spessore dello strato di fibre nervose retiniche (Rnfl) e dello strato di cellule gangliari, osservando che un maggiore assottigliamento di entrambi nella mezza età era associato a punteggi cognitivi globali più bassi nell'infanzia e in età adulta. L'Rnfl più sottile nella mezza età è stato associato a un maggiore calo della velocità di elaborazione delle informazioni dall'infanzia all'età adulta. Questi dati sottolineano la potenziale utilità delle misure rilevate con Oct come biomarcatori della funzione cognitiva, ma sono necessari ulteriori studi di lungo termine per determinare se l'assottigliamento della retina sia veramente predittivo dell'Alzheimer o se altri fattori possono spiegare l’associazione con il decadimento cognitivo (immagine tratta da Freepik).

(red.)

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