Pagando, s’intende

Il posticipo di Mido da metà febbraio a fine aprile ha risvegliato il mercato dell’ottica dal torpore di fine anno. Di questi tempi, parlare di un rinvio è già una bella notizia. E il ritorno alle origini, pur con l’inusuale Primo Maggio di mezzo, è oltremodo consolatorio

Tornare ai primi tepori del maggio milanese, agli aperitivi post fiera all’aperto consola l’animo di chi ha a cuore questa manifestazione e non la vorrebbe perdere per il terzo anno consecutivo. Negli ultimi 24 mesi molto si è discusso sui perché e i percome della validità dell’antica concezione di rassegna fieristica e di come la pandemia avrebbe potuto e dovuto cambiarla. I più recenti dati di mercato, soprattutto quelli legati all’export dell’occhialeria, ci dicono che “andrà tutto bene” anche senza fiera e con essa andrà certamente benissimo. Eppure ciò che è successo nel nostro paese e nel mondo era ed è inimmaginabile. Ne usciremo?

Un articolo dello scrittore Antonio Scurati, apparso sul Corriere della Sera del 6 gennaio scorso, sollecita a una riflessione definitiva. Afferma, infatti, che “non siamo più disposti a sopportare uno stato di emergenza in cui non si vede la fine, una sospensione indefinita del tempo ordinario. Sempre più persone avvertono come prioritario e inderogabile il ritorno alla normalità, anche a costo di cambiare la propria idea su cosa sia una vita normale”. Mido 2022 è necessario per un ritorno alla normalità, ma non a scapito di una nuova ricerca del vivere e lavorare. “Sostituire l’idea tenace, umile, industriosa di cura a quella trionfalistica e arrogante di guarigione e di immunità, potrebbe essere un ottimo affare”, sempre secondo Scurati. La cura al posto della guarigione. È questa la nuova strada da percorrere. La guarigione ci incentiverebbe a tornare al prima. Ma il prima non esiste più. Le generazioni che hanno gestito le cose fino a ora devono lasciare una testimonianza arricchita a quelle future che arriveranno agli esami delle grandi sfide del 2050. Non una bambola con toppe nascoste.

Per questo il Mido del 2019 deve lasciare a quello del 2022 molto di più che un ritorno alla normalità di prima. Saremo ancora in grado di apprezzare le rughe di chi conosciamo, i disagi che sopportavamo, il tempo perduto in chiacchiere? Certo, per molti e comprensibilmente, l’auspicio migliore sarebbe rivivere un flash back del passato. In fiera si va per le novità e potremmo perciò prendere in prestito il verso di una canzone di Roberto Vecchioni: “un vecchio amico, un vecchio incontro, oggi, sarebbe sì una novità”. Pagando, s’intende, come recita il titolo. L’arrivare all’oggi lo abbiamo già pagato tutti, in un modo o nell’altro.

Nicola Di Lernia

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