Il testo mira a rallentare la curva di crescita dei contagi relativi alla pandemia e a fornire maggiore protezione a quelle categorie che sono più esposte e che sono a maggiore rischio di ospedalizzazione. Accanto all’obbligo vaccinale per tutti coloro che hanno compiuto i 50 anni, con prima dose da effettuare entro il 1° febbraio e che riguarderà anche il richiamo e la dose booster, e a quello, per tutti gli over 50 con un lavoro, di esibire dal 15 febbraio il green pass rafforzato che si rilascia a vaccinati e guariti, il provvedimento varato pochi giorni fa ha stabilito la necessità di mostrare la certificazione verde di base, ottenibile pure con tampone negativo, anche per accedere a diversi servizi e attività nell’ambito del territorio nazionale, fino al 31 marzo. Nello specifico si tratta di servizi alla persona, come ad esempio barbieri, parrucchieri ed estetisti, per i quali le disposizioni si applicano dal 20 gennaio, e di «pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari e attività commerciali, fatti salvi quelli necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del ministro della Salute, d'intesa con i ministri dell'Economia e delle Finanze, della Giustizia, dello Sviluppo economico e della Pubblica amministrazione, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione», si legge nel testo del decreto. In questo caso la disposizione si applica dal 1° febbraio. Negozi che vendono alimentari così come le farmacie, ad esempio, sono esclusi dall’obbligo, ma sarà dunque necessario un Dpcm per specificare quali attività che soddisfano esigenze essenziali e primarie della persona saranno comprese in questa lista.
Come dovranno comportarsi i centri ottici? «Al momento, in attesa che il Governo si pronunci al riguardo, non siamo in grado di specificare a quali comportamenti dovremo attenerci - commenta a b2eyes TODAY Andrea Afragoli, presidente di Federottica - Personalmente ritengo che la nostra professione comprenda di fatto due anime, che andrebbero diversamente gestite: da un lato quella più commerciale, legata ad esempio alla sostituzione di un paio di lenti oftalmiche o l’acquisto di un occhiale e che presenta minori rischi; dall’altro quella professionale a più stretto contatto con l’utente finale, che impone distanziamenti inferiori ed è quindi maggiormente a rischio. Il nostro essere stati inquadrati durante i vari lockdown come “di prima necessità” andrebbe pertanto modulato, relativamente alle certificazioni da presentare e quindi alla possibilità di accesso al centro ottico, secondo i due diversi aspetti sopra citati» (immagine tratta da Freepik).
(red.)