RIMOLDI: UN DESTINO “SCELTO” DIETRO LA RIAPERTURA

La storia del centro ottico milanese affonda le radici nei primi anni del secolo scorso, quando nel 1907 fu avviata l’attività vicino alla Darsena: tre giorni fa Alice, quarta generazione della famiglia di imprenditori, avvicinatasi poco meno che trentenne alla professione, ne ha riaperto i battenti dopo un breve periodo di chiusura dalla fine del 2021

Tutto ha preso il via con Pietro Rimoldi, il bisnonno di Alice, che prima della Grande Guerra aprì il suo piccolo negozio in via Gabriele D’Annunzio 9, sede ancora oggi del centro ottico. «Era più che altro un laboratorio con un po’ di vendita al pubblico - racconta a b2eyes TODAY la professionista milanese - Prima della Seconda Guerra mondiale iniziò a lavorare in negozio mio nonno Adolfo, sino a che il conflitto portò con sé la chiusura. A causa dei bombardamenti, nel ‘45, il palazzo subì infatti dei danni. Ma non crollò, per cui riuscì a riaprire l’attività e nel dopoguerra si rimise in piedi vivendo un periodo molto positivo con il boom economico. Il nonno, che oggi ha 101 anni, è stato uno dei primi ottici optometristi italiani, l’Acofis ha ancora il suo attestato di optometria, e anche un pioniere della contattologia specialistica. Ha fatto fiorire l’attività in cui poi mio papà Pietro lo ha affiancato nel 1974, cedendogli il testimone nel 1991».

Dopo quasi cinquant’anni dietro al bancone del centro ottico di famiglia, anche per Pietro Rimoldi però è arrivato il momento di andare in pensione, così ha chiuso il negozio alla fine del 2021. Ed è a questo punto che Alice, la quale già alla fine degli anni 90, dopo il liceo, aveva lavorato al fianco del padre prima di intraprendere altre strade, ha deciso di subentrare alla guida. «Dopo quella esperienza in negozio ero andata a vivere fuori Milano e mi occupavo dell’allevamento di cavalli, ma quando avevo 29 anni ho scelto di tornare: non avendo in mano una professione spendibile in città, quella di studiare ottica mi è parsa la scelta più sensata e immediata, così mi sono diplomata nel 2010 alla scuola civica di via Quarenghi». Proprio da lì, dalle aule scolastiche, è nata la passione per questo mestiere, non per eredità familiare tramandata quasi come un destino. Piuttosto un destino scelto volontariamente. «Ho incontrato professori eccezionali e approcciando la materia in età adulta mi è sembrato tutto più bello - prosegue l’ottica - Ho intrapreso il mio percorso presso altri ottici e catene e, dal 2015 al 2019, ho aperto anche un negozio e un marchio mio, che si chiamava Yobe, acronimo di Your Beautifl Eyes: occhiali prodotti in Cadore che proponevo nel mio punto vendita di corso di Porta Ticinese. Quando papà mi ha detto che chiudeva ho scelto di prendere le redini del centro ottico di famiglia: sarebbe stato un peccato disperdere questa eredità e un patrimonio professionale costruito in tanti anni».

Alice ha riaperto lo scorso 22 febbraio il negozio, una settantina di metri quadrati con sala refrazione e laboratorio di montaggio, due vetrine su strada. Per il momento è da sola, lei che del lavoro ama sia la parte tecnica sia quella legata alla vendita, entrambi aspetti stimolanti perché le piace approcciare l’occhiale come un progetto completo, trovando la soluzione più idonea sul piano estetico e visivo. «Abbiamo sistemato gli interni, per ripristinare lo stile anni 70 tipico di questo negozio. Ho mantenuto tutto com’era (nella foto, l’interno), rinfrescandolo un po’ e cambiando i colori, ma il layout e ciò che era di mio nonno e di mio papà non li ho toccati: ci sono dentro tanta storia e molti pezzi unici, abbiamo ancora diversi occhiali vintage», aggiunge la professionista. Il suo tocco personale lo darà invece alla proposta. «L’obiettivo è offrire un prodotto che sia ricercato ma senza eccessi, qualcosa di unico e originale rimanendo però in una fascia di prezzo contenuta - conclude - Voglio iniziare a fare ricerca su marchi indipendenti, differenzianti e accessibili, per specializzarmi in tale segmento. Questo rispecchia la mia filosofia di vita e se ci credi e riflette la tua personalità, ci riesci anche meglio. Peraltro qui siamo in un contesto, sul Naviglio, che va da una fascia di clientela più popolare a una più abbiente, voglio mirare a un target trasversale che ricerca l’unicità».

N.T.

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