La moda intesa come sistema moda va ripensato. È quello che emerge in questa situazione di cui non si riesce a vedere con certezza una fine. Ma c’è chi aveva di fatto previsto uno scenario simile
Il web è in questo momento l’unico aiuto e non solo con l’e-commerce, più seguito all’estero che in Italia. Ma anche per la comunicazione. Abolite sfilate e presentazioni speciali programmate in giro per il mondo, l’unico modo per mostrare la produzione sono i siti con i video, le campagne, le immagini delle ultime passerelle. Non è possibile neanche realizzare sfilate a porte chiuse. I giornali, quelli online soprattutto e gli influencer, aiutano la comunicazione e a loro i brand mandano proposte di prodotti anche di outfit, ovviamente in still life. Pezzi comodi per stare in casa, ma anche capi eleganti per una cena o un piccolo festeggiamento, rigorosamente in famiglia.
«Dopo questo periodo saremo diversi», dice a b2eyes TODAY Gilberto Calzolari, stilista portabandiera della sostenibilità, che ora sta studiando dei tessuti antibatteri. Con la sua sfilata Tilt System (nelle foto), nel centro Volvo a Milano lo scorso febbraio in cui ipotizzava un sistema che all’improvviso si ferma, aveva già posto l’attenzione su quello che sta accadendo nella moda. Secondo Calzolari bisogna pensare al lusso in un altro modo. La produzione veloce influisce negativamente sulla qualità e sulla validità del made in Italy. Non hanno più senso le continue sfilate, per l’uomo e la donna, per le stagioni diverse, per la crociera. Sarebbe sufficiente un’unica presentazione annuale. Si ridurrebbero costi, sprechi, spostamenti, con il vantaggio di concentrarsi sul prodotto ed essere sempre più sostenibili.
Luisa Espanet