Poche progressive in Italia: dobbiamo fare una “nota” alle scuole?

L’ultimo fine settimana di febbraio siamo stati tutti protagonisti dell’annuale incontro della filiera ottica più celebrata al mondo, il Mido. Dovunque elogi con grandi numeri e sorrisi di soddisfatto compiacimento: indubitabilmente un altro orgoglio italiano e una mostreggiatura sul bavero di Milano

La domenica, nel momento di massima affluenza, presso lo spazio Otticlub - che negli anni sta assumendo sempre di più la sinonimia di punto di incontro e scambio culturale - abbiamo potuto assistere alla presentazione del progetto di questa testata di un pressing (nella foto, una delle immagini di campagna), della durata di un intero anno, sugli esercizi di ottica per incrementare la presentazione e vendita di lenti multifocali: le statistiche impietosamente ci pongono in posizioni defilate in Europa.
Una lodevole iniziativa che ci si augura gli ottici accolgano con favore, nell’interesse del cliente e della produzione. Senza voler scomodare il sonno a Maximilian Weber, credo però sia legittimo il chiedersi cosa abbia suggerito tale iniziativa. Quest’anno ricorrono i sessant’anni dall’invenzione delle lenti progressive e le stesse oggi vengono proposte in tutta Europa, ma noi risultiamo tra i più refrattari all’acquisto e alla vendita. Da consumato insegnante vorrei essere convinto che non si tratta di una defezione della funzione docente delle scuole, ma solo di un meritorio supporto tecnico delle aziende: il passo dal difetto formativo all’abdicazione mascherata non è poi così impraticabile. Quanto da consumato ad avvilito docente.
Sergio Cappa

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