L’idea è nata quando Giuseppe Toffoli, titolare dell’omonimo centro ottico di Padova che qualche anno fa ha inserito al proprio interno un servizio di montature su misura, cercava la possibilità di creare un paio di occhiali che fosse sostenibile. «Era da un po’ che lavoravamo su materiali in un certo senso alternativi, come i tappi delle bottiglie o il legno proveniente da vecchie travi ottenute dalla demolizione dei tetti, ad esempio - spiega Toffoli a b2eyes TODAY - Volevamo creare qualcosa che soddisfacesse l’attuale richiesta di upcycling: non un vero e proprio riciclo, perché non si tratta di riportare un oggetto alla materia prima che lo costituisce per poi realizzarne uno nuovo, bensì di trasformarlo in un altro prodotto che mantiene la struttura e l’identità del materiale e che può avere una funzione utile o semplicemente artistica».
Dopo qualche tentativo effettuato usando un pezzo di legno di un mobile, è arrivata l’intuizione di unire l'estetica estremamente ricercata e colorata degli skateboard rotti, con tutti i graffi e le abrasioni dovuti all’impatto sulle strade e i marciapiedi, al riuso di un materiale che sarebbe andato in discarica perché irrecuperabile. «Abbiamo deciso di provare a farne un occhiale: la facilità sta nel fatto che lo skate ha una forma tale per cui ha già la sua curvatura naturale di avvolgimento, non c'è neppure la necessità di sagomarla - prosegue Toffoli - Abbiamo realizzato un frontale che nella parte esterna ha tutti i segni classici dell’uso di uno skateboard, i quali lo rendono unico e diventano distintivi, e con un profilo di uno spessore tale per cui si vedono e si apprezzano tutti gli strati di cui è costituita la tavola, che spesso hanno colori differenti. Inoltre siamo riusciti a ottenere una forma bold, che oggi piace molto, pur con un occhiale leggero: con le lenti pesa circa 30 grammi».
Completato questo passaggio si è posto il problema delle aste. Toffoli ha fatto qualche prova sempre con il legno dello skate, ma il risultato non era soddisfacente, «per una questione di portabilità e perché le aste così spesse snaturavano la bellezza della montatura e portavano via un po' di fascino al frontale - spiega il professionista - Abbiamo optato per l'alluminio, che è molto facile da lavorare. Partendo da scarti di lavorazione meccanica abbiamo ricavato astine leggere, resistenti e che si possono facilmente adattare alla curvatura dell'orecchio. Poi abbiamo applicato due cerniere in flex e assemblato il tutto: il risultato è stato sorprendente».
Dall’intero processo di progettazione e produzione è nata così una piccola collezione composta da tre modelli sole, che all’occorrenza e in base a specifiche caratteristiche può montare lenti da vista (nelle foto). «Nulla vieta che possiamo ampliarla o disegnare qualsiasi altra forma su richiesta - aggiunge Toffoli - Nel nostro centro ottico realizziamo occhiali su misura, il cliente può chiederci di crearne uno per lui con lo skate che preferisce e, ovviamente, ogni montatura risulta diversa dall’altra». A completare il tutto, alcuni dettagli, come il terminale delle aste a forma di skate, l’incisione all’interno delle stesse del nome Toffoli Upcycling, del nome di chi ha fornito la tavola e la scritta: legno ricavato da skateboard dismesso e alluminio recuperato da lavorazioni meccaniche. Inoltre, un packaging dedicato realizzato sempre dal centro ottico padovano con sacchi di juta o vecchi jeans. «Insomma è un occhiale sostenibile in tutto e per tutto, perché andiamo a ridurre gli scarti», sottolinea Toffoli.
Quale potrebbe essere un’altra sfida avvincente in questo campo? «Il prossimo passo sarà definire meglio la possibilità di creare un modello partendo dai tappi delle bottiglie, di cui abbiamo fatto solo un prototipo al momento - anticipa l’imprenditore ottico al nostro quotidiano - Considero il polietilene ad alta densità un materiale che dal punto di vista tecnico ha caratteristiche quasi sovrapponibili a quelle dell'acetato di cellulosa: viene usato in campo alimentare, quindi non presenta criticità sul piano delle allergie, è malleabile quanto l'acetato stesso e va scaldato alle medesime temperature per dargli forma. Inoltre animare o meno l'asta non rappresenta un problema. L'unica cosa che potrebbe ancora non essere ottimale è l’appeal, perché lavorato in fresa come si fa con l'occhiale tradizionale, al tatto non risulta molto elegante, la sensazione è quella di avere a che fare con un materiale povero: però se questo tipo di polietilene venisse lavorato non in fresa, ovvero per asporto, ma per iniezione, diventerebbe liscio, dando un altro tipo di sensazione tattile. La mia prossima sfida è questa: creare un occhiale iniettato a basso costo e sostenibile, per una produzione non di pezzi unici ma molto limitata, grazie alla possibilità di creare degli stampi estremamente economici».
N.T.