Le prime tracce di Ottica Giacobbi a Udine risalgono al 1883. «Si fregiava di questa data un piccolo negozio in via Vittorio Veneto, aperto da Innocente Giacobbi: di professione arrotino e proveniente dal Cadore, non si sa bene perché fosse arrivato in città - racconta a b2eyes TODAY Emilio Giacobbi (nella foto principale), da oltre quarant’anni alla guida del punto vendita - Nel 1883 prese in affitto un immobile del Duomo di Udine, dietro alla cattedrale, e aprì un punto vendita di circa 50 metri quadri, dove cominciò la sua attività di ottico. Se la data è certa, testimoniata dal contratto di locazione, è ignoto come sia arrivato a svolgere questa professione, ma pare che con le mole utilizzate per affilare i coltelli si riuscissero a molare anche le lenti».
A Udine giunse poi dal Veneto un altro Giacobbi. «Mio nonno Emilio, cugino di Agostino Lozza, che ebbe una vita abbastanza avventurosa. Era un ragazzo del '99 ed era rimasto orfano all'età di nove anni - prosegue Giacobbi - Essendo molto bravo, dopo aver fatto il magazziniere in Safilo, vinse il concorso in ferrovia e divenne macchinista sulla linea Calalzo di Cadore-Cortina. Antifascista e socialista, fu però epurato durante il Ventennio poiché, pur essendo dipendente statale, non era iscritto al partito. Accettò quindi la proposta dello zio Giuseppe, figlio di Innocente, di venire a lavorare a Udine nel suo negozio: prese quello che allora si chiamava il patentino di ottica a Padova e lavorò qualche tempo al suo fianco. Poi si mise in proprio in via Gemona nel 1928. Conobbe mia nonna Giuseppina Castiglione che era infermiera e lavorava con il primario di oculistica di Udine e le propose di sposarla solo se avesse preso il diploma di ottica. Cosa che lei fece, ad Arcetri, divenendo la prima donna diplomata ottica d'Italia». In seguito Emilio e Giuseppina furono affiancati dai figli, cui lasciarono l’attività nel 1979, dopo che nel frattempo era stata trasferita in via Cavour: Ennio, scomparso prematuramente a 50 anni e tra i fondatori del Consorzio Ottico Italiano GreenVision, e Umberto, padre del professionista friulano, che fu anche uno dei primi insegnanti di ottica all'istituto di Pieve di Cadore. «Io ho iniziato a lavorare nel centro ottico di famiglia nel 1985 dopo gli studi al Fleming di Roma, e una quindicina di anni fa ho spostato l’attività in via Paolo Sarpi, dove siamo tuttora - aggiunge Giacobbi - Ora con me c’è mio figlio Giovanni, che ha deciso di intraprendere questo percorso».
Il punto vendita udinese, 220 metri quadrati in un vecchio palazzo Liberty, è oggi diviso strutturalmente in due parti: una zona centrale d’ingresso per le vendite veloci e il sole e nel retro un’area dedicata agli occhiali da vista per la consulenza da seduti, oltre a sala refrazione, magazzino e laboratorio a un piano inferiore. Vi lavorano sette collaboratori, di cui tre ottici, e si appoggia a consulenti esterni per la gestione dei social media e il marketing.
Per celebrare i 140 anni di attività, Emilio Giacobbi ha voluto riunire a metà settembre scorso 140 ospiti per una grande festa nel Castello di Villalta (nella foto sopra), con musica, rinfresco e alcuni momenti per ricordare il lungo percorso compiuto. «Abbiamo invitato tutta la filiera di relazioni che hanno contribuito a creare Ottica Giacobbi come è oggi: amici, top client, fornitori, alcuni rappresentanti del Cda di GreenVision di cui sono consigliere d’amministrazione e tesoriere, le autorità cittadine e oculisti del territorio con i quali collaboriamo - aggiunge l’imprenditore - Avevamo invitato anche i presidenti della regione Friuli Venezia Giulia e del Veneto, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, che ci hanno scritto due belle lettere che abbiamo letto durante l’evento». Il centro ottico, che è uno Zeiss Expert, all'uscita dalla festa ha anche consegnato agli oculisti tutto il materiale informativo sulle novità dell’azienda oftalmica, in particolare le nuove lenti per la gestione della progressione miopica, con l'invito poi a rivedersi di persona. «Ma questo non ha voluto in alcun modo essere un momento commerciale, bensì di celebrazione», sottolinea Giacobbi.
N.T.