Geniale, creativo, un vero artista delle lenti a contatto. Ma anche una persona dal carattere impegnativo e, al tempo stesso, molto generosa, al punto da mettere a disposizione dei colleghi le sue conoscenze e la competenza che l’hanno reso un innovatore nella contattologia specialistica e un pioniere nell’ortocheratologia moderna. Questo, in estrema sintesi, il ritratto di Claudio Mannu, scomparso il 24 dicembre scorso.
«Lo conobbi nel ’92 a Sorrento, in un convegno organizzato da Fabrizio Zago e Mauro Zuppardo per l’allora Professional Optometry: un evento con relatori internazionali, al quale era presente anche Mannu, che trattò di ortocheratologia con un approccio per me assolutamente inedito. Si può dire che da lì in poi nacque l’ortocheratologia moderna nel nostro paese e anche il mio rapporto con lui, che proseguì per tutti gli anni a venire - ricorda a b2eyes TODAY il professionista e docente Antonio Calossi - Già nel decennio precedente Claudio aveva trattato le lenti specialistiche, nel suo studio a Nuoro, dove era nato, per cheratoconi e altre problematiche visive complesse: aveva quindi deciso di costruirsele da solo e aveva realizzato la prima lac in Italia con geometria inversa, mentre in precedenza erano solo piatte, intuizione che gli consentì di “rivoluzionare” soprattutto la gestione dell’ortocheratologia».
L’applicatore sardo era conosciuto anche per il convegno che periodicamente organizzava nella sua regione: quasi una decina fino all’alba del nuovo millennio, in varie località della costa, poi una lunga pausa e il ritorno con un paio di appuntamenti nel decennio scorso. Successivamente si era trasferito prima a Roma, poi in altre zone del Lazio, per proseguire la sua attività professionale e formativa: è infatti mancato a Roccasecca, in provincia di Frosinone, dove ultimamente era impegnato presso i centri ottici di Pontarelli Vision Care. «Ai suoi convegni invitava tutti i colleghi più esperti: erano eventi molto diversi dai simposi convenzionali, non per grandi numeri ma con un nucleo di un centinaio abbondante di esperti di lenti a contatto che si ritrovavano per confrontarsi sulla propria attività e con un bello spirito di amicizia - aggiunge Calossi - Ho una grande debito di riconoscenza verso di lui: mi ha fatto conoscere l’ortocheratologia moderna, da allora il mio punto di vista al riguardo è completamente cambiato, tanto che nel 2005 organizzai nella mia Certaldo, in Toscana, il primo convegno esclusivamente dedicato a questo ramo della correzione visiva, lo invitai come ospite d'onore e gli dedicai un premio. La sua prematura scomparsa mi ha toccato profondamente: ho perso un mentore, un maestro, uno stimato collega, ma soprattutto un grande amico».
«Si è occupato in materia di lenti a contatto con dedizione e passione infinita, divulgando e trasmettendo il suo sapere ai giovani con generosità, senza riserve e senza mai volere nulla in cambio»: così lo ha ricordato con un post su Facebook la figlia Stefania, che inizialmente ha collaborato con lui e successivamente si è trasferita in Veneto, proseguendo l’attività ottico optometrica, e che si definisce infinitamente a lui grata di «averla fatta stare accanto ai più grandi uomini di scienza e spesso di coscienza».
«Credo sia stato indiscutibilmente uno dei migliori sul campo, una mente geniale, un pozzo di conoscenza, e il mondo della contattologia italiana e internazionale gli deve molto», sottolinea Stefania Mannu nel post di ricordo del padre (nella foto, da sinistra, Claudio Mannu con Antonio Calossi).
A.M.