Ma cos’è questa crisi?

O, in alternativa al titolo di questa canzone del primo Dopoguerra: sono finiti i soldi? Se lo chiede il giornalista Alessandro Trocino nell’articolo apparso su Corriere Economia a fine agosto, analizzando i dati del turismo in Italia

Forse gli italiani si scopriranno in crisi quando la tazzina di caffè arriverà ai fatidici due euro. Colleghi europei, come gli austriaci e i francesi, non ne farebbero un dramma, ma noi sì, soprattutto se ci toccano queste piccole gioie, come il piacere di offrire un caffè a un amico. L’italianità si misura sulle semplici cose della vita. Abbiamo superato mentalmente l’aumento della benzina, della luce, del gas, dei mutui. Quello della tazzina a due euro sarebbe però inaccettabile, una “sliding door” economica senza pari. Eppure gli organi d’informazione tacciono o parlano a bassa voce del reale stato della nostra economia.

Si è dibattuto tanto, con immagini choc del cosiddetto overtourism in Italia. Ma sempre per l’articolo citato, “dietro l’overtourism, fenomeno che riguarda soprattutto gli stranieri, c’è un’economia che zoppica, un potere d’acquisto che è precipitato, italiani che viaggiano sempre di meno e una crisi della ristorazione che ancora non è percepita appieno”. Se lo vogliamo, come più volte sottolineato, il mondo dell’ottica insieme a quello della salute rimane parte di un mercato anticiclico che sente la crisi diversamente dai beni non necessari. Tant’è che sempre il giornalista del Corriere introduce un concetto che fa più paura della tazzina del caffè a due euro. “Non ci sono più soldi. Il potere d’acquisto è crollato, i prezzi delle materie prime e dei servizi sono lievitati. Dopo l’anno d’oro post Covid quando, sull’onda dell’entusiasmo per la ritrovata libertà, si usciva, si viaggiava e si mangiava a quattro palmenti, ora è tornata la frugalità. Non come stile di vita, ma come necessità di cassa”.

Il concetto della frugalità, dopo l’euforia del post pandemia, può sì coincidere con una maggiore e migliore consapevolezza d’acquisto degli italiani, ma li può anche porre nell’avviso che alcune azioni legate alla salute possano essere se non cancellate, almeno posticipate. Sarebbe interessante sapere come la frequenza d’acquisto di un nuovo occhiale sia stata accelerata o ridotta in conseguenza di buone o cattive contingenze di mercato. E come, di fronte a una ritenzione al ricambio, si sia intervenuto a sostegno della crescita. Perché, se i soldi non sono veramente finiti, di certo valgono meno.

“Nei primi tre mesi del 2024 in Italia il potere d’acquisto era più basso del 6,9% rispetto al 2019”, recita ancora il Corriere Economia. Sono passati cinque anni. C’è stata una pandemia straordinaria di mezzo. Un’inflazione ancora da debellare. Due guerre che continuano. La trama di un film che potrebbe essere intitolato “Salvate il consumatore italiano”.

Agosto, il mese della pausa e della riflessione, è trascorso anche quest’anno. Sotto l’ombrellone canticchiavo, pensando a questo articolo, una vecchissima canzone degli anni 30 di Rodolfo De Angelis: Ma cos’è questa crisi? Vi invito a tornare a sentirla. Soprattutto l’ultima strofa: “Chi ce li ha li metta fuori, circolare miei signori e chissà che la crisi finirà!”.

Nicola Di Lernia

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