L’unione fa la forza, anche nella presbiopia

Al Forum di Napoli è emersa la necessità di affrontare tutti insieme questo problema visivo, non senza una comunicazione comune che si rivolga all’utente finale

Aldo Grasso, il critico televisivo del Corriere della Sera, parlando della trasmissione Avanti Popolo e della sua conduttrice Nunzia De Girolamo in un video pubblicato il 22 novembre sul sito del quotidiano, afferma testualmente: “Il bravo conduttore è quello che è al centro della scena ma in realtà finge di essere un passo indietro e al servizio degli altri”. Ma per lo stesso Grasso oggi in tv pochi sono in grado di farlo.

Il Forum di Napoli ha ospitato sul palco oltre trenta attori del mondo della medicina, dell’ottica e optometria, dell’industria, del retail ed extra settore. Il Forum non è il classico convegno dove il conduttore - che in un contratto d’affitto è il padrone di casa - accoglie e introduce un esperto il quale sta tra i 20 e i 30 minuti dinanzi alla platea a esporre la sua tesi. Il Forum è, appunto, forum: per la Treccani, una riunione pubblica per discutere argomenti di interesse culturale. E al Forum di Napoli l’argomento principe è stato il percorso ideale del paziente-cliente presbite dallo studio oculistico a quello optometrico.

La parte più difficile è quando lo stesso conduttore deve esprimere la propria opinione. I miei due brevi interventi, nello stile di questo appuntamento congressuale, si sono concentrati su altrettanti target presenti nel mercato della presbiopia. L’ingresso del neopresbite nel mondo del multifocale e il cosiddetto ciclo di vista del presbite stesso, dalla prima dotazione in poi. Per quanto riguarda il primo (nella foto), ho cercato di focalizzarmi sulla necessità di una sorta di pubblicità progresso priva di marchi commerciali, in cui si spieghi al 40-50enne che all’insorgere della presbiopia occorre fare due cose per la propria salute e per la vita: una visita oculistica e un occhiale adeguato al problema e all’utilizzo quotidiano che se ne fa. Una specie di paletta rossa che quando viene alzata ti distoglie dai tuoi pensieri e ti invita ad accostare e a mettere le doppie frecce per qualche minuto, si spera. Sarebbe talmente facile questa soluzione, ma nessun attore del mercato, costretto ad andare avanti a testa bassa per raggiungere i propri obiettivi, riesce ancora a coglierla. L’esempio della Pubblicità Progresso sul fumo del 1975, che ha successivamente portato il ministero della Salute nel 2003 a emanare la legge che lo vietava nei locali pubblici italiani, non è ancora sufficiente a convincere manager e presidenti di associazioni e fondazioni a fare qualcosa di simile insieme riguardo alla presbiopia.

Nel secondo intervento ho sintetizzato la necessità di gestire, e non subire, il “percorso di vista” del presbite: chi vede male, vive male e piuttosto a lungo. Il fatto che la presbiopia inizi a essere un problema invalidante per una popolazione che invecchia e utilizza la visione principalmente dai 20-40 centimetri si sta traducendo in veri e propri studi scientifici. Se da un lato, infatti, ciò rappresenta una naturale evoluzione del vedere dopo una certa età, dall’altro oggi può generare disturbi ricorrenti tali da assumere i connotati di una patologia: occhi rossi, secchi, emicranie, ad esempio. Come sottolinea Giorgio Nardone, affermato psicoterapeuta, “lo stesso problema, in tempi differenti, richiede soluzioni diverse”.

Le associazioni d’impresa o di categoria non devono solo condividere dati o posizioni, ma anche comunicare importanti temi di prevenzione al grande pubblico. O l’unione fa la forza, nell’ottica, rimane ancorato soltanto all’acquistare e al vendere prodotti?

Nicola di Lernia

 

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