L’IVA, IL POMODORO E GLI OCCHIALI DA SOLE

La lenta uscita dall’emergenza sanitaria ha coinciso con l’accendersi della guerra in Ucraina. Milioni di profughi si accingono a varcare i confini dell’Europa mentre l’inflazione sale e i prezzi delle materie prime schizzano. È la tempesta perfetta?

Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda di conserve alimentari, ha brillantemente descritto sulle pagine di Corriere Economia del 7 marzo scorso il quadro della nostra situazione. «Questa inflazione è ancora generata dalla pandemia, riflette l’impennata di domanda e la strozzatura nella produzione dei mesi scorsi. Ora partirà un’altra ondata, l’aumento dei prezzi del gas e del petrolio si trasferirà sui beni e rischia di segnare la filiera produttiva che non riesce a scaricare gli aumenti a valle, sul consumatore, in modo equilibrato». La ricetta che Mutti propone al Governo, per ridurre i rincari dei prossimi giorni, è abbassare l’Iva sui beni di consumo quotidiano per un breve periodo invitando le aziende del suo settore ad aggregarsi per affrontare la crisi. Mutti precisa che «l’incasso per l’erario riducendo l’Iva sarebbe inferiore di poco visto che, con l’aumento dei prezzi, sale la base su cui calcolare l’imposta».

L’intervento di Mutti apre il dibattito su come affrontare la tempesta perfetta. Possiamo agire ancora con logiche che appartenevano a momenti di calma piatta oppure dobbiamo dotarci di un pensiero più laterale e creativo in vista di tempi più turbolenti? Le risposte non si faranno attendere. Gli eventi corrono a un ritmo esattamente opposto a quello della pandemia. Mentre in quell’occasione ci chiedevano di stare fermi, qui la situazione ci costringe a reagire. A breve in Europa avremo una popolazione profuga pari quasi a quella del Veneto. Alcune decisioni economiche estreme potrebbero cambiare gli scenari di vita e di lavoro come mai in questi ultimi vent’anni. Occorre mutuare velocemente ed efficacemente dalla tecnologia il concetto del think different, dell’andare oltre le consuetudini e il copia e incolla. Serve tornare a pensare in grande, alla filiera, e non in piccolo, ovvero a quello che ci arriva a valle. 

Anche l’ottica si troverà a modificare dei paradigmi che l’hanno tenuta in piedi, elegantemente, fino a ora. Saranno necessarie più soft skill per gestire la mutazione degli scenari e la nuova economia che entra tutti i giorni nei negozi. Un esempio pratico? Il mercato del sole plano in Italia è zavorrato dall’aliquota Iva al 22% e banalizzato nell’offerta. Di fatto molti sunglasses montano filtri di alto valore protettivo, preventivi di possibili disturbi e problemi di vista che andrebbero a incidere sulla sanità pubblica nel tempo. Perché allora non definire una precisa categoria di occhiali da sole con lenti protettive e chiederne l’aliquota Iva inferiore a quella attuale? Ciò permetterebbe all’ottica di qualità di fare scelte collettive e di veicolare, oltre che il prodotto, anche la professionalità attraverso la prevenzione. Think different? Sì, purché sia really different: ecco il mantra del 2022 per la tempesta perfetta.

Nicola Di Lernia

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