I dati 2022 sul mercato europeo della contattologia, secondo Euromcontact, confermano una tendenza particolarmente positiva del comparto in Italia: + 14,6% rispetto all’anno precedente e un fatturato di 271 milioni di euro, cioè una media di circa 27 mila euro a punto vendita retail, escludendo l’e-commerce. Ed è proprio dall’e-commerce che si registra la prima sorpresa. Il mercato italiano digitale della lente a contatto è sotto di cinque punti rispetto alla media europea e in discesa rispetto all’anno precedente: dal 20% al 17% circa attuale, pur avendo toccato il 30% nel periodo della pandemia. Un risultato reverse frutto della costante dichiarazione d’amore del consumatore di lac verso il suo referente primario, l’ottico optometrista. Un aspetto, quest’ultimo, che non deve essere considerato scontato: nel caso dell’insorgenza della presbiopia, ad esempio, il primo interlocutore per il neopresbite spesso è il medico oculista.
I dati di Euromcontact evidenziano dunque un’Italia in perfetta forma nella contattologia. Una penetrazione del 5,4% nella popolazione tra i 15 e 64 anni, con una crescita tendenziale del 9,1%, al di sopra di quella europea del 3,9%. Difficile comprendere il perché si valuti una fascia di persone così allargata: sarebbe interessante che i dati fossero diffusi per segmenti di età affinché si conoscesse la reale penetrazione della lente a contatto nel suo vero target, il mondo dei giovani. Artefice di tale successo nazionale resta la giornaliera. Apparsa in Italia alla fine degli anni 80, la soluzione a pacchetto e monouso pare essere quella vincente sia per il portatore sia per l’ottico. Non si discosta da questo parere neppure il medico oculista: abituato al concetto monodose e sterile a uso farmaceutico, potrebbe essere considerato un attore chiave per tale exploit. Così, sempre secondo Euromcontact, il valore del segmento delle daily monouso nel mercato delle lac morbide è alto in Italia (75,9%, + 2,4% rispetto al 2021) e tra i primi in Europa, dietro solo alla Danimarca (81,9%).
Se la giornaliera ha messo d’accordo la filiera medico, ottico optometrista e consumatore, ne hanno fatto le spese i liquidi. Il mercato totale per la cura delle lenti a contatto in Italia è cresciuto del 4,2% raggiungendo i 10,5 milioni di euro, precisa Euromcontact, ricordando però che per una questione di raccolta dati potrebbe essere sottostimato: comunque meno del 10% di quello delle lac.
In trent’anni l’usa e getta ha di fatto notevolmente ridimensionato i prodotti per la manutenzione delle lenti a contatto. Può sembrare scontato, ma sorge spontanea più di una domanda. Nel nostro settore si parla di benessere visivo da almeno vent’anni: è possibile che li si definisca ancora liquidi per la manutenzione delle lenti e non per il comfort oculare, con e senza l’uso di lac? È altresì possibile che in Italia si vendano queste soluzioni finalizzate proprio al benessere visivo più nelle farmacie o nelle erboristerie che nei centri ottici? E che non si vendano ancora come prodotti da banco consigliati in prima battuta nelle sale refrazione? Anziché di benessere visivo credo che in questo caso bisognerebbe parlare di benessere dell’ottico: non si è ancora abituato agli scontrini bassi e ai clienti che tornano ripetutamente.
Nicola Di Lernia