Il nord est: periferia o vero centro dell’ottica?

Nel nostro paese ci si muove meglio da nord a sud piuttosto che da ovest a est. Non è solo geografia ma soprattutto mentalità italica che le estremità siano meno importanti dei nuclei. In questo piccolo viaggio andiamo a scovare insieme i motivi per cui i cento campanili sono ancora più affascinanti dei centri globalizzati

Vivo e lavoro a Venezia, sull’acqua, ma anche a Milano, sulle rotaie dei tram. Spesso ad amici e colleghi romani e milanesi che mi raggiungono, beati, in laguna ricordo che la forza di questa gente sta soprattutto nel suo territorio e li invito a riprendere l’auto per perdersi nelle eccellenze del nord est. Unicità fatte e disfatte, ricche di contraddizioni ma sempre vive e sorprendenti. Anche nell’ottica accade questo piccolo miracolo, a guardar bene. Spesso chi sta al centro la sminuisce, questa vitalità e genialità. “Non importa”, rispondono i loro protagonisti. “Sono il lavoro e i risultati che fanno la storia”.
Senza percorrere tanta strada, dal terminal veneziano che custodisce auto d’epoca impolverate si arriva a Mestre, al Padiglione Giovanni Rama, frutto del grande oculista degli anni 70 che ha voluto nella sua piccola città una realtà di eccellenza quale la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto. Una onlus che gestisce 24 ore su 24 il trapianto della cornea. Una realtà internazionale che coordina oltre tremila trapianti l’anno e che sta in piedi da sola, con il suo lavoro quotidiano di raccolta fondi, con le visite di ambulatorio. Non ci sono sostanziosi fondi pubblici in questa realtà. Siamo a nord est, si lavora e si raccoglie senza badare troppo ai particolari.
Dal Padiglione Rama imbocchi l’autostrada verso l’est estremo di questa nostra Italia e ti trovi nella provincia di mezzo: Pordenone. Friulana per i veneti. Troppo veneta per i friulani. Eppure da questa contraddizione nascono un ottimo vino, un incrocio di mentalità aperta e compatta allo stesso tempo. A Pordenone trovi Vision Adria, una cooperativa di ottici nata nel 1992 dall’amicizia e dalla convenienza commerciale. Una possibile storia come tante altre, ma grazie alla sua territorialità ha acquisito in oltre 25 anni dei cromosomi resistenti a tutte le crisi economiche e ideologiche. Grazie alla mentalità di rete del nord est da oltre tre anni Vision Adria collabora con la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto per darle visibilità sul pubblico e sostegno economico, ricevendo notorietà e supporto nella realizzazione del convegno annuale che si tiene per l’appunto al Padiglione Rama e che, dopo il 2016 e il 2018 (nella foto, una fase dei lavori), li vedrà ancora alla ribalta a settembre 2020.
Da Pordenone si arriva facilmente nelle colline del Prosecco, a Valdobbiadene. Quando pensi di trovare solo vitigni e cantine, alla fine di un percorso di curve in discesa ti imbatti in Segusino. Qui gli occhiali cinquant’anni fa si facevano in garage come i primi Apple in California. E qui esiste da molti anni un piccolo ma significativo distretto dell’occhiale, dove l’artigianalità la fa ancora da padrona. Nel nord est fino a pochi anni fa il 70% degli imprenditori veniva dal prodotto, in altre parole era gente che si sporcava e probabilmente si sporca ancora le mani. A Segusino, come sulla Riviera del Brenta per le calzature, ci sono i maestri della moda, quelli cui le maison permettono di realizzare i propri accessori per poi rivenderli nel mondo. Non è una responsabilità da poco lavorare per gli altri, soprattutto se gli “altri” sono Louis Vuitton e Cartier, per citarne un paio. Da qui parte, ad esempio, la storia di Trisottica che, come altre a Segusino, ha imparato l’arte e l’ha messa da parte, per fare qualcosa di proprio. La Marca è la loro collezione personale che in pochi anni è riuscita ad affacciarsi in alcune più belle vetrine di ottica in Italia. Perché vi chiamate Trisottica? “Perché i soci fondatori erano tre, ora siamo cinque ma non ci va di cambiare il nome”. Semplice vero? Come il nord est.
Nicola Di Lernia

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