A chi piace moltissimo fare colazione fuori casa e lo fa per 20 giorni al mese, per 10 mesi all’anno, oggi si presume possa spendere, prendendo come riferimento una città del nord, circa 60 euro al mese, per un totale di 600 euro. Più o meno la media italiana per l’acquisto di un occhiale progressivo. Inoltre, se quel pasticciere è bravo, durante i fine settimana si acquistano dolci da consumare in compagnia oppure aperitivi serali. In definitiva nel nostro bar, se tutto va bene, spendiamo una media di altri 30 euro mensili, per complessivi 360 euro all’anno. Sommati ai precedenti arriviamo a quasi 1.000 euro annui a testa. La morale della storia è che il valore di un cliente non si deve basare sullo scontrino di un singolo giorno e che le occasioni d’acquisto, in una sorta di Crm artigianale, rendono felici il pasticciere e anche l’avventore.
Oggi però arriva una brutta notizia. Secondo una recente ricerca della rivista Altroconsumo, gli italiani che fanno colazione al bar tutti i giorni sono un risicato 1%. L’indagine, realizzata su 1.400 persone, rileva che la colazione domestica è una routine per il 69% del campione, il quale dichiara di fare sempre il primo pasto della giornata a casa mentre solo l’1% afferma di non farlo mai o raramente a casa. Il bar piace, ma è più spesso riservato ai weekend o ai giorni festivi e ci si va solo occasionalmente: il 28% dice di fare colazione lì una volta alla settimana. Facendo una media, la colazione a casa viene consumata più di sei giorni alla settimana, mentre al bar una volta ogni due settimane.
Colpa dei rincari? Sarei più dell’idea che sia una scelta al 50% di vita e al 50% costretta dalla vita. La colazione a casa è più salutare, ma aiuta anche una famiglia media a concentrare le spese sul necessario, considerando la perdita del potere d’acquisto di questi anni a causa di inflazione ed eventi internazionali. Le colazioni che gli italiani si concedono nel fine settimana sono un piacere, come l’happy hour.
Spendere solo per ciò che è indispensabile e gustare il piacere quando ne vale la pena: questa sembra essere la nuova mappa del consumo al bar degli italiani. Come può porsi un centro ottico in tale contesto? Abbinare l’appagamento al bisogno appare oggi indispensabile. La correzione visiva ideale è un bene necessario soprattutto se unita al gusto di un acquisto che la completi, come la crema che farcisce un cornetto. I tempi cambiano ma la gente non ha smesso di cercare il piacere, anche nel dovere.
Nicola Di Lernia