Gli odontotecnici e il Regio Decreto del 1928

Due storie parallele, la loro e quella dell’ottica: partono entrambe dallo stesso casello legislativo e non hanno ancora trovato la traiettoria ideale e definitiva. Eppure se ne potrebbe trarre una morale comune

Si è svolto il 4 marzo presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati un nuovo appuntamento dell’indagine conoscitiva riguardo il riordino delle professioni sanitarie. All’audizione ha partecipato, tra gli altri, Antlo, ovvero l’Associazione nazionale titolari di laboratori odontotecnici. Per tale categoria ha parlato il delegato e responsabile ai rapporti istituzionali, Mauro Marin. Il testo integrale del suo intervento lo possiamo trovare sul sito dell’associazione stessa: alcuni passaggi confermano i parallelismi tra le due categorie. «Il processo di evoluzione in professioni sanitarie autonome e laureate dei preesistenti profili professionali, mentre è andato a compimento per 22 di questi, solo per due, odontotecnico e ottico, l’iter avviato già dalla firma del ministro Veronesi è stato interrotto dal Consiglio di Stato». In sostanza le due categorie sono rimaste indietro rispetto alle altre e «a tutt’oggi l’iter più volte riattivato, con parere motivato dal Consiglio Superiore di Sanità, ancora non è giunto al termine».

Siamo di fronte a una sorta di cold case, un caso irrisolto che non ha ancora trovato i suoi responsabili. Anche perché lo stesso Marin rimarca che «l’odontotecnico è, nei fatti, già una professione sanitaria. Questo è stato ribadito dalla sentenza del Consiglio di Stato e viene confermato quotidianamente dalla nostra professionalità».

Ma cosa succede tra odontoiatra e odontotecnico? «Negli ultimi anni è emerso un dialogo sempre più costruttivo tra le principali associazioni di categoria, che ha portato a una unione di intenti sulla necessità di definire con chiarezza i confini professionali dell’odontotecnico come professionista sanitario, all’interno del contesto sanitario al fine di garantire il benessere del paziente». Una dichiarazione che abbiamo spesso sentito anche nei salotti multidisciplinari del Forum Presbiopia degli ultimi anni, oggi finalmente ripreso anche da altri contesti.

Ma cosa colpisce di più di questo intervento? Il finale sembra racchiudere una morale comune nel nostro paese. «Non è pensabile che l'odontotecnico professionista sanitario possa indurre in confusione per assonanza di titolo con l’odontoiatra, se ciò non accade tra dietista e dietologo o tra psicologo e psichiatra».

Dopo l’intervento di Marin, è stato il momento dell’audizione per il mondo dell’ottica e dell’optometria, con due interventi distinti, prima di Aloeo in rappresentanza dei laureati e, successivamente, del Gruppo unitario formato da Ailac, Aioc, Federottica e Sopti. Dopo che il 20 novembre scorso era toccato a Federottica presentarsi in Commissione per l’audizione. L’auspicio, per il nostro mondo, è che la polifonia espressa in sede parlamentare possa trovare la giusta armonia per il raggiungimento degli obiettivi finali. L’impresa appare ardua, ma, come scrive l’autore statunitense Chuck Palahniuk, “non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai”.

Nicola Di Lernia

Professione