CONFINDUSTRIA MODA VERSO I LIVELLI DEL 2019, MA SERVE L’AIUTO DEL GOVERNO

«Il balzo dei costi di materie prime ed energia rischia di essere una grave minaccia specialmente per le aziende più energivore a monte della filiera. Per questo sono necessarie azioni sinergiche». A dirlo in una nota è Cirillo Marcolin, presidente dell’organismo che ha chiuso il 2021 sopra le attese

La federazione italiana che riunisce le associazioni di tessile, moda e accessorio ha diffuso i risultati dell’ottava indagine relativa all’impatto del Covid-19 sulle imprese del settore. Il dato preconsuntivo riguardo al 2021 è migliore delle attese, registrando una crescita del +22,2% rispetto al 2020 che riporta il fatturato dei tre comparti a 91,7 miliardi di euro. Resta dunque ancora un gap del -6,4% rispetto al 2019, quando le vendite avevano superato i 98 miliardi.

Positiva anche la previsione di chiusura del primo trimestre in corso, che registra un trend di crescita del +14% rispetto allo stesso periodo del 2021. Tra gennaio e marzo 2022, inoltre, si stima che il ricorso alla cassa integrazione possa riguardare il 25% delle aziende, in calo rispetto al quarto trimestre 2021 dove aveva interessato il 42%. Al contempo torna a crescere la quota di imprese che ipotizzano un incremento del proprio organico nel corso del 2022. Se le realtà che stimano un organico invariato sono il 62%, è presente un 23% che punta a nuove assunzioni durante l’anno. Non manca tuttavia una quota che registra forti difficoltà, con un 18% che ipotizza riduzioni del personale.

A gravare su tutto il settore è il forte aumento dei costi di materie prime ed energia. Per 8 aziende su 10, infatti, l’aumento dei costi delle materie prime rischia di essere una minaccia concreta alla ripresa e per 7 su 10 ci saranno ricadute molto pesanti a causa dell’impennata del prezzo dell’energia.

«Il settore del tessile, moda e accessorio riunito in Confindustria Moda è in una fase di ripartenza molto delicata - commenta nel comunicato il presidente Cirillo Marcolin (nella foto) - Le nostre imprese si avvicinano ai livelli del 2019 e tornano a creare posti di lavoro nel paese, ma il balzo dei costi rischia di essere una grave minaccia specialmente per le aziende più energivore a monte della filiera. Perché questi fattori non vadano a danneggiare il quadro positivo che si sta faticosamente creando, è necessario attivare azioni sinergiche con il Governo, utilizzando i fondi del Pnrr in maniera strategica. Risulta fondamentale quindi che l’allocazione delle risorse veda premiati progetti strutturali che portino le aziende stesse a innovarsi e le metta nelle condizioni di fare investimenti atti a creare ricchezza e valore nel tempo. Come Confindustria Moda abbiamo un confronto aperto e costruttivo con il Governo Draghi che ci permette di valorizzare queste tematiche importanti. Ancora una volta è necessario ribadire però che, perché il sistema italiano della moda possa accrescere la sua competitività a livello globale, è importante che le nostre Pmi rafforzino la propria struttura economico-finanziaria attraverso i vari strumenti che la legge mette a disposizione e che la moda italiana parli alle istituzioni e al mondo intero con un’unica voce. Solo lavorando all’unisono, voglio ribadirlo, possiamo veramente mettere in luce il nostro valore e far crescere il nostro settore e il sistema paese nel suo complesso».

(red.)

Corporate