Secondo il sito di Federfarma, quando il Ddl diventerà legge “le farmacie potranno somministrare ai maggiori di 12 anni tutti i vaccini, non più solo quelli contro il Covid e l’antinfluenzale, e offrire una gamma più ampia di servizi in un’ottica di medicina di prossimità, compresa la possibilità di effettuare prestazioni di telemedicina e le principali analisi cliniche quali glicemia, colesterolo e trigliceridi”. Alle farmacie, e ai loro farmacisti imprenditori, verrà quindi riconosciuto un nuovo ruolo nell’ambito sociale della salute, più vicino a quello del medico di base e di sostegno alla diagnostica a distanza. La lezione del Covid ha lasciato il segno e ha accelerato un processo nel quale arretrano i pronto soccorso, i medici di base e le guardie mediche, mentre si mettono in circolo le potenzialità di chi sta sul territorio in maniera omogena e accessibile.
Di fatto, però, la trasformazione delle farmacie è già in atto. Secondo il rapporto Area Studi Mediobanca del settembre 2022, nel 2021, su un totale di circa ventimila, sono state quasi seimila le farmacie coinvolte in attività di diagnostica, con un incremento del 10% sul 2020, per un totale di oltre 250 mila prestazioni, in crescita del 79% sull’anno precedente. “Le prestazioni erogate nel 2021 hanno riguardato per il 64% elettrocardiogrammi (+87% sul 2020), per il 22% monitoraggi di holter cardiaci (+69%) e per il residuo 14% rilevazioni della pressione arteriosa sulle 24 ore”, precisa l’indagine di Mediobanca.
In tutto il mondo a causa delle malattie cardiovascolari muoiono circa 17 milioni di persone all’anno, di cui 230 mila in Italia, come è stato recentemente ricordato da Domenico Gabrielli, direttore di Cardiologia all'Ospedale San Camillo di Roma. La farmacologia abbinata alla prevenzione può tuttavia giocare un ruolo importante nel ridurre il rischio di mortalità, grazie anche alla rete dei servizi già erogati dalle farmacie. La logica della farmacia dei servizi nasce da qui: vedremo sempre più tali realtà dedite a una politica di prevenzione più che di somministrazione di farmaci e in prima linea nella nascita di una nuova sanità e salute pubblica, in cui lo Stato lascerà alle categorie professionali maggiore libertà di movimento nella prevenzione e cura del cittadino.
Se a breve sull’insegna delle farmacie comparirà la scritta “servizi”, cosa potremo augurarci per l’ottica, che appare al momento ai margini di questo cambiamento? Difficile fare previsioni. Da un lato il quadro societario delle farmacie a fine 2021 potrebbe apparire simile a quello dell’ottica degli anni 90, seppur in costante sviluppo. Sempre secondo il rapporto di Mediobanca, infatti, "a fine 2021 in Italia circa il 4% delle farmacie (6% in termini di fatturato) apparteneva a una catena formale o reale, nella quale la proprietà non è riconducibile al singolo farmacista ma a un soggetto terzo, tipicamente una società di capitali. Un ulteriore 10% di farmacie (per l’11% di market share) risulta associato in catene virtuali forti, nelle quali è preservata l’indipendenza proprietaria del singolo esercizio ma le condizioni di affiliazioni sono stringenti. Tanto le catene reali quanto quelle associative rappresentano fenomeni di cui si attende l’espansione nel prossimo futuro: entro il 2030 si prevede che il 54% delle farmacie italiane sia affiliato a una catena virtuale». Inoltre la figura sociale e professionale del farmacista è in continua evoluzione e appagante per i giovani laureati.
Alcuni anni fa coniai per l’ottica il messaggio: serviamo clienti, non occhiali. I clienti fatturano di più nel tempo rispetto agli occhiali e generano riconoscenza e rispetto. Eppure, il nostro mondo ancora non ci crede del tutto.
Nicola Di Lernia