Aiutati ottico, che la classe medica ti aiuta

Dalla recente conferenza stampa sulle lenti progressive con la presenza del presidente Soi e dal salotto con i medici oculisti al Business Forum di Firenze sono emersi evidenti segnali di volontà di collaborazione: lavoriamo assieme, ci dicono gli oftalmologi, per informare e realizzare la migliore correzione alla presbiopia

Bisogna dare plauso a Ferdinando Fabiano, editore di questa testata, del suo incessante lavoro di rifinitura nel costruire un ponte tra la classe medica e l’ottica sul tema presbiopia. In dieci giorni, tra il 19 e il 30 giugno, Matteo Piovella, numero uno della Società Oftalmologica Italiana, e Francesco Bandello, direttore della clinica oculistica al San Raffaele di Milano, tra gli altri, hanno espresso dei concetti semplici ma significativi per il cammino delle lenti progressive in Italia. E se l’ottico e l’optometrista, sia singolarmente sia a livello associativo, sapranno cogliere il messaggio che sta dentro queste affermazioni, possiamo auspicare che uno degli ostacoli più duri sia stato rimosso.
Piovella ha affermato in conferenza stampa che, pur non avendo nulla contro gli occhiali premontati, tuttavia questi non tengono conto del fatto che praticamente sempre i nostri due occhi hanno bisogno di correzioni diverse. Dal tecnico al sociologico. Ancora Piovella, infatti, si stupisce del fatto che nonostante siamo circondati di strumenti che migliorano la qualità e la velocità della vita esiste ancora un largo pubblico che non si preoccupa di usare più occhiali per le diverse situazioni. Nella sua sintesi il presidente Soi se la prende in particolare con la disinformazione e la scarsa sensibilità che il pubblico mostra nei confronti del fenomeno della presbiopia. “Abbiamo lavorato male”, ha dichiarato, quasi a richiamare l’ottica a un complice riallineamento sul valore dell’informazione e della prevenzione sul tema. Da par suo Bandello, che afferma di portare occhiali con lenti progressive e di essersi trovato bene subito e di non poterne più fare a meno a causa anche della degenerazione del suo difetto, calca la mano sull’efficacia della compensazione con lenti multifocali. La ricetta del primario milanese è semplice: se il paziente-cliente riceve la giusta correzione e recupera la propria acuità visiva, il successo è assicurato per tutti. Alla domanda della giornalista scientifica Michela Vuga al Business Forum se vi fosse una preclusione della classe medica verso la lente progressiva, Bandello è stato altrettanto esplicito: pur se a titolo personale, ha negato di aver mai avuto questa sensazione o di averne mai avuto prova. Anzi, nel suo passato, quando era primario a Udine, ha più volte sollecitato incontri informativi interdisciplinari sul tema tra i suoi colleghi e gli ottici, come a chiarirci che dobbiamo ripartire tutti da lì. Certo, ha sottolineato, ci sono degli stereotipi di pazienti, gli anziani in primis, cui le progressive non si consigliano, ma qui si parla di buon senso.
Cosa aggiungere a questo quadro di fatti e opinioni ricevuto da due medici oculisti politicamente e tecnicamente al top? Che è ora di trovare un punto di convergenza tra oftalmologi e ottici, come è successo con le aziende dell’oftalmica al Business Forum. L’ottica deve uscire dal proprio guscio, trovare le giuste posizioni per un interscambio con la classe medica, fare in modo che la comunicazione professionale prevarichi quella commerciale e che di tanti piccoli successi locali, come quello di Udine citato al Business Forum da Bandello ad esempio, si possa fare un grande successo nazionale. Partiamo dalle cose semplici, come ci ha indicato Piovella, informiamo il nostro cliente che molto probabilmente i suoi occhi hanno bisogno di correzioni diverse e che il premontato è una sorta di comodità, un po’ come i fazzoletti di carta usa e getta, ma non certo una correzione definitiva da portare a lungo. E che a quarant’anni occorre, in casi di presbiopia incipiente, andare da un medico oculista e fare un occhiale adeguato. Partiamo da qui. Un piccolo successo genera a volte una grande rivoluzione.
Nicola Di Lernia

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