Acofis: l’intelligenza artificiale non sostituirà ottico e oculista

«Quest’anno abbiamo voluto approfondire la tecnologia che oggi risulta più attuale e della quale sono già state realizzate alcune applicazioni per l’ottica e l’optometria», ha dichiarato Gabriella Pagani, presidente della territoriale milanese, aprendo i lavori dell’evento del 26 novembre a Milano

L'associazione si è spesso occupata nelle proprie convention per Santa Lucia delle nuove tecnologie: nel 2014 con, tra le altre, la realtà aumentata e la luce blu, poi nel 2017 con la teleoptometria. L’obiettivo della convention 2023 di Federottica Milano Acofis era valutare rischi e opportunità che l’intelligenza artificiale offre alla vita di tutti noi e, in particolare, a chi si occupa di problematiche visive. Un tema ampio e complesso, affrontato con il contributo di alcuni esperti e attraverso le testimonianze di professionisti della vista e della visione. «L’intelligenza artificiale non è destinata a sostituire il medico, ma può aiutarlo a raccogliere in modo veloce dati utili a fare una diagnosi e a stabilire una terapia», ha affermato l’oftalmologo Danilo Mazzacane. Questo perché, come ha spiegato il data scientist Federico Zanotti, oggi disponiamo prevalentemente di una AI weak, letteralmente debole, in grado di fornire solo risposte specifiche. «Le macchine sono intelligenti relativamente al compito che uno dà loro da svolgere, ma non tengono conto del buon senso nelle risposte», ha detto Zanotti, illustrando alla platea alcuni esempi concreti con la più diffusa tra queste, ChatGPT. Ciò perché, come ha ricordato Matteo Arnaboldi, fondatore insieme a Simone Zin di Morpheus AI by Digital Code, società specializzata nel settore, la qualità delle risposte stesse risulta direttamente proporzionale alle domande che poniamo a tali dispositivi.

Certamente l’intelligenza artificiale può migliorare diverse attività: l’analisi di mercato, ad esempio, per quanto riguarda la grafica e le immagini, la possibilità di creare presentazioni o il reporting, come hanno evidenziato i due specialisti. Ricordando che la cosa migliore da fare con tali strumenti è mettersi a provare e riprovare, per capire meglio se e come utilizzarli. Ma vanno tenute presenti anche considerazioni se non etiche, almeno di carattere sociale, come ha precisato Fausto Colombo, head of department of Media and Performing arts all’Università Cattolica di Milano. «L’AI lavora a livello cognitivo, offre all’utente molteplici opportunità e soprattutto gli parla in un modo facilmente comprensibile: è questa l’arma vincente di ChatGPT, ad esempio, la sua componente che più ci sorprende - ha sottolineato Colombo - Una ricerca internazionale ha tuttavia dimostrato che in vent’anni il consumo di energia elettrica con tali dispositivi può essere pari all’80% in più rispetto a quello prodotto dalle attività tradizionali. In definitiva, speriamo che l’uso dell’intelligenza artificiale porti a un buon equilibrio tra la velocità delle sue funzioni e il raggiungimento del bene comune».

La domanda che però tutti i partecipanti alla convention milanese si sono posti è se il ruolo dell’ottico optometrista potrebbe cambiare alla luce di tale innovazione tecnologica. «In tal senso rimane fondamentale la posizione assunta da Federottica sulla relazione con il cliente finale: questa dovrà essere sempre condotta in presenza, dalla presa delle misure fino al collaudo finale della soluzione visiva, naturalmente nel rispetto della normativa derivante dal nuovo Regolamento europeo sui dispositivi medici», ha affermato Gabriella Pagani (nella foto, una fase della convention: al tavolo dei relatori, da destra, Zin, Arnaboldi e Pagani).

A.M.

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