Chi è in buona salute è ricco senza saperlo

Alcuni mesi fa ci eravamo posti la domanda se all’ottica bastasse puntare sulla salute per essere totalmente o in parte immune alla crisi derivante dalla pandemia. Oggi la risposta è certamente sì

La Cgia di Mestre è nota per le sue costanti indagini sull’economia delle Pmi non solo locali, ma di tutto il paese. Grazie ai suoi studi, è diventata nel tempo una fonte attendibile anche per le testate giornalistiche nazionali. E pensare che Mestre non è neppure un comune: vive senza identità nella città metropolitana di Venezia, non ha un sindaco e conta meno di centomila abitanti, neppure la metà di quelli di Venezia. Tuttavia è sinonimo di lotta sindacale, di partite Iva e di speranze smarrite. Per questo le indagini della Cgia possono essere considerate uno strumento di verifica sociale.

Secondo la Cgia di Mestre in un anno di pandemia sono scomparse 345 mila partite Iva, aziende mononucleari simbolo della ripartenza dell’Italia del dopoguerra e della sua attuale debolezza nel mercato globale. Tra le tante partite Iva naturalmente si annoverano anche quelle dei piccoli commercianti, che potrebbero essere stati degli ottici. Pur non essendo diffusa nell’ottica la società di capitali, molte imprese sono società di persone, a testimonianza della natura familiare di questo settore e della patrimonializzazione derivante dalla proprietà del negozio stesso. 

La sensazione è che questa pandemia lascerà dei solchi nella società e nell’impresa italiana che si ripercuoteranno sul futuro dei nostri giovani. Poco protetti, esposti alla crisi di alcuni settori che stanno perdendo tanto se non tutto, come l’abbigliamento e gli accessori. Proprio su quest’ultimo, l’occhiale come oggetto fashion, una parte dell’ottica aveva scommesso per diversificarsi e redimersi dal camice bianco, non puntando con decisione sulla salute. In questo contesto il famoso proverbio francese “chi è in buona salute è ricco senza saperlo” calza a pennello all’ottica che deve ripartire dalla pandemia. Abbiamo compreso tutti che senza salute non c’è futuro e qualsiasi bellezza sfuma. Facciamoci portavoce, con il camice o meno, di questa ritrovata certezza che potrebbe rappresentare per l’ottica degli anni a venire la ricchezza delle nuove generazioni di professionisti della visione, brave a comunicare e a proporsi, ma che hanno bisogno di indicazioni. Ad esempio quella della lente da vista personalizzata in base al difetto e allo stile d’uso, quella di una lente a contatto anche specialistica e d’aiuto al comfort prolungato, quella delle corrette abitudini di salute visiva da parte del pubblico. Ne abbiamo da lavorare. Sulla salute. 

Nicola Di Lernia

Professione