Esistono i draghi? Sì, soprattutto in economia

“Super Mario” lo furono già un calciatore e un banchiere. Eravamo tutti innamorati del primo, soprattutto quando segnava in Nazionale. Il secondo abbiamo imparato a conoscerlo, come spesso accade nel nostro paese, dalle sue esperienze vincenti in Europa. Oggi è sulla panchina dell’Italia, allena non gioca, e a breve dovrebbe presentare la sua squadra al Presidente per un campionato difficile

Di obiettivi dichiarati Mario Draghi ne ha pochi, ma già qualcuno se lo è portato in dote. Nei giorni scorsi lo spread, ovvero il differenziale fra i titoli di stato tedeschi e italiani, è sceso al di sotto dei 100 punti. Ciò ha permesso di rendere più appetibile l’ultima asta dei Btp e la riduzione dell’interesse pagato agli investitori. Se e quando il governo Draghi salperà, alcuni esperti ipotizzano che lo spread possa scendere ulteriormente e il risparmio superare il miliardo di euro. Parlando invece di Borsa, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari la prima settimana di febbraio è cresciuto del 7% e in quest'ultima settimana ha evidenziato un ulteriore leggero aumento. Se la Borsa è il termometro dell’ottimismo dei mercati interni, lo spread lo è di quelli esteri.

Per oggi, dunque, stiamo meglio: Draghi ha monetizzato già parte della fiducia che gli investitori gli riservavano, domani dovrà preoccuparsi di riaccendere quella degli italiani intenti al risparmio da una parte e preoccupati di ridurre i consumi e di perdere il posto di lavoro dall’altra. Draghi avrebbe sinora indicato nel suo silenzio due priorità: organizzare la campagna vaccinale per riprendere lavoro e consumi e la gestione del Recovery plan e dei relativi progetti, come ripartenza di un’Italia da dopoguerra. Se gli italiani saranno tanto fiduciosi quanto i mercati, si potrebbe configurare una prima ripartenza dei più forti, di quelli che possono permettersi di investire da dentro e da fuori sul nostro paese. La messa in moto di questo meccanismo potrebbe essere in grado di proteggere in parte i più deboli, sostenendone il lavoro e di conseguenza i consumi. Il resto lo faranno i progetti del Recovery plan e la successiva ricaduta su questo nuovo modello economico. Se il quadro appare chiaro manca della sua cornice: le riforme. Sempre per Draghi servirebbero urgentemente almeno due riforme essenziali alla chiusura del cerchio: pubblica amministrazione e fisco. Ovvero come risparmiare e investire meglio e come incassare di più e da tutti.

Sulle riforme ci si scontra sempre, almeno in Italia, con il muro di gomma degli interessi personali o corporativi, che sono spesso la stessa cosa. La situazione di oggi e di domani ha bisogno però di un nuovo pensiero. In parte espresso da Papa Francesco (“Nessuno si salva da solo”), cui si potrebbe affiancare quello secondo cui i ricchi hanno bisogno dei meno ricchi per esserlo. Occorre quindi fare un passo indietro per farne tre avanti. Riuscirà “Super Mario” a convincerci? Prendiamolo come esercizio di stile per il benessere futuro comune, ma anche di noi stessi e dei nostri cari. Quale potrebbe essere il nostro passo indietro come auspicio dei tre in avanti? Siamo abituati a pensare solo in avanti, forse per questo anche nell’ottica da dieci anni non c’è una crescita evidente, ma un pareggio noioso. Probabilmente perché è l’ottica stessa che si accontenta di vivere su questo orizzonte che non cambia mai come in una sorta di deserto. Il passo indietro sarà la prima sfida del prossimo quinquennio. Chi saprà farlo subito scoprirà che, ampliando di pochi gradi il proprio orizzonte, oltre al deserto, ai confini, esiste dell’altro.

Nicola Di Lernia

Professione