Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera: addio a Papa Francesco

Anche il mondo dell’ottica piange la scomparsa di un pontefice che, grazie all’attività di Alessandro Spiezia, unanimemente conosciuto come “l’ottico del Papa”, in questi dodici anni è stato avvicinato, conosciuto e ammirato da decine di professionisti, imprenditori, giornalisti e addetti ai lavori del settore

“In persecutione extrema sacre romanae ecclesiae”. Questo è l’inizio, in latino, dell’ultima di 112 brevi epigrafi che l’abate irlandese del XII secolo, battezzato Mael Maedoc e latinizzato in Malachia quando papa Clemente III lo proclama santo nel 1190, scrive pretendendo di descrivere tutti i pontefici di Roma, dal papa del suo tempo Celestino II sino all’ultimo dell’inizio del secondo millennio, il cui pontificato precederà la distruzione di Roma e l’Apocalisse. papa Bergoglio potrebbe essere stato l’ultimo. Il tema della fine dei tempi è sempre stato presente nei millenaristi di tutte le epoche ma noi figli secolari della scienza siamo sempre meno permeabili al terrore delle parole perché, come racconta papa Francesco nella sua autobiografia, Spera, “la speranza non illude e non delude: tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera”. 

Papa Jorge Mario Bergoglio ci ha lasciati subito dopo la Messa della domenica di Pasqua del 27° Giubileo ordinario della Chiesa Cattolica e chi lo seguirà, Malachia permettendo, incontrerà non poche difficoltà a riallacciare la sua naturale empatia. In questa prime ore le dichiarazioni di sorpresa e le attestazioni di smarrimento e dolore per la sua perdita si arrotolano e sovrappongono: la circostanza le prevede e confonde e tollera le affettate imposture con il sincero cordoglio.

Io ho avuto l’inaspettata e meravigliosa occasione di incontrarlo personalmente tramite l’intercessione dell’amico Alessandro Spiezia, in un’udienza privata ai primi di dicembre del 2024 (nella foto, per gentile concessione della Segreteria Vaticana): quella flautata e balsamica emozione è andata oltre le aspettative. Credo che solo chi ha incontrato la speciale congiuntura di restare vis-à-vis con Papa Francesco, siano essi stati disciplinati praticanti della Parola o agnostici scettici per conformismo, possa accarezzare quello speciale ricordo, quell’incantata malia del suo sorriso, quel seducente accento di speranza. Anche se saremo tutti testimoni dell’Apocalisse di Malachia, solo alcuni serberanno, orgogliosamente, la memoria di un travolgente turbamento.

Sergio Cappa

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