Questi due esempi mi incuriosirono ma non mi stupirono particolarmente. Da veneziano sono abituato ad attraversare calli dedicate a mestieri del presente e del passato dove si accorpavano artigiani della medesima specie. La convivenza e vicinanza tra botteghe nel Medioevo italiano era sinonimo di riconoscibilità professionale e appartenenza al tessuto cittadino. Probabilmente è qui che nasce l’idea associativa, il mettere insieme interessi e problemi comuni per trovare soluzioni e consolidare il proprio prestigio. Nell’Italia contemporanea esistono ancora quartieri commerciali tematici. Se cerchi a Napoli una statuetta del presepe ti precipiti a San Gregorio Armeno, dove non hai che l’imbarazzo della scelta. Se sei a Venezia e vuoi acquistare un oggetto in vetro approdi all’isola di Murano. Per chi compra è comodo e conveniente, se non nel prezzo almeno nel tempo e nella disponibilità della ricerca. Forse è ancora per questo che in alcune vie commerciali italiane, come corso Buenos Aires a Milano, ad esempio, si trova un numero considerevole di negozi di ottica che con il tempo si sono allineati e a volte anche specchiati tra loro. La stessa cosa che sta per accadere in un’importante arteria di Roma, con un negozio storico e una catena a un solo civico di distanza.
La legge del mercato e dello Stato lo permettono. Qualcuno indica quella non scritta della morale e del rispetto perché ciò non accada. Ma nel commercio tutto è lecito, come in amore e in guerra. Non dobbiamo tuttavia dimenticare un particolare. Entrambi sono negozi di ottica ma con Dna diversi. Il primo è fatto di radici, il secondo d'ali. Il primo è un’insegna presente da decenni e probabilmente cesserà solo se nessuno la coltiverà. Il secondo ha le ali, si appoggia a quel marciapiede quel tanto che occorre. Per capire e decidere se mettere o meno piccole radici nonostante le ali. Hanno lo stesso approccio al mestiere? Non ci credo. Se la differenza la fanno le persone, due professionisti o imprese lo svolgeranno sempre in modo diverso tra loro. È l’apparenza che inganna. Oppure la volontà di credere che il contemporaneo è cattivo solo perché vuole cancellare il passato. Senza, per la maggior parte dei casi, riuscirci.