Un anno di pandemia, tra digitale, visioni e traiettorie

Il bilancio di una ruota di 365 giorni che ci ha cambiato e ha cambiato anche l’ottica

Il 2021 è iniziato a marzo. In questa ruota di 365 giorni partita con il lockdown del 2020 ho cominciato a fare un bilancio di quello che è successo. Reduce da un grande evento milanese, dove non si faceva altro che stringersi le mani, e in attesa di Mido, che sarebbe arrivato di lì a poco, ebbi la notizia del paziente zero mentre ero impegnato a Bologna in un altro sopralluogo congressuale. Tornando a Venezia ascoltai in auto più attentamente i primi commenti e poco dopo ebbi la certezza di essere di fronte a qualcosa di nuovo per la nostra vita. Il lavoro a distanza per me era già una realtà: da quattro anni organizzavo eventi online con piattaforme dedicate. La digitalizzazione professionale era gradualmente partita da novembre 2019 con la nascita della mia Business School. Cosa sarebbe successo di nuovo, allora? Il pubblico ha reagito al digitale come chi vede acqua nel deserto dopo molto tempo. I contenuti, però, non sono stati così immediati da realizzare poiché riguardano la proposta di visioni o, meglio ancora, di traiettorie di quello che sarebbe stato dopo la pandemia. Ho suggerito anche il concept vincitori e vinti, perché questa situazione di emergenza immaginavo non sarebbe stata uguale per tutti: l’ottica poteva e doveva considerarsi un mercato anticiclico, che non subisce cioè i cicli delle crisi perché sta nel posto giusto, quello del bisogno salutistico. E così, dopo l’esperienza del Progressive Business Forum di settembre 2020, ho pronosticato al nostro business un ruolo di antifragilità, ovvero l’abilità di fare di un momento di panico un’opportunità di legittimazione nel mondo della salute che stava e sta vincendo alla grande.

Oggi non si può dire che è andato tutto bene nel nostro mercato. Alcuni negozi che puntavano soprattutto sul turismo hanno chiuso, altri nei centri cittadini soffrono lo smart working. Il distretto cadorino dell’occhiale ansima. Probabilmente ha vinto il piccolo e il campanile. Molti si augurano di tornare come prima, con il bicchiere di Prosecco in mano e gli occhiali da scegliere allo stand, mentre si sta ancora soffrendo di una certa lentezza nel digitalizzare il mondo. Dopo trent’anni di esperienza in questo settore cerco di attingere al nuovo mondo dei social e della digitalizzazione, un po’ come Colombo dalla Spagna sognava le sue Americhe. Probabilmente è la mia ultima sfida. Questa è la mia unica certezza, oltre a quella di essere tornato più “piccolo”: niente aerei, treni, taxi, hotel, riunioni… E in questo ridimensionamento ho scoperto che non puoi conoscere gli altri se non cerchi di conoscere te stesso.

Nicola Di Lernia

Professione