L’appello che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rivolto nei giorni scorsi al Parlamento, in nome di una cooperazione scevra di pregiudizi che anteponga agli interessi particolari le necessità reali del paese, sembra calzare anche alle figure professionali che si occupano della tutela della vista e del benessere visivo, affinché superino annose litigiosità per realizzare finalmente “visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili”
“Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità. Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili”.
Questo è un passaggio del testo che il nuovo Presidente del Consiglio ha pronunciato la mattina del 17 febbraio al Senato della Repubblica e ha ripetuto il 18 alla Camera dei Deputati, al fine di ottenere il voto di fiducia del Parlamento alla formazione del suo governo. Se associamo a questo sollecito l’entusiasmo di alcuni per l’elezione a ministro dell’Università e Ricerca di Maria Cristina Messa, già rettore dell’Università Bicocca a Milano, dove è cresciuto il germe della laurea in Ottica e Optometria e negli ultimi tempi si lavora al riconoscimento del profilo sanitario degli optometristi laureati, il quadro sembra disegnato sulla speranza di un futuro possibile, con il placet del nomen-omen del ministro della Salute.
Le liti intestine tra le nostre figure professionali, paradigma sin troppo trasparente della litigiosità politica e sociale, sono la caratteristica che da sempre accompagna l’optometria: si ricordi, per inciso, che la professione è nata da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di New York nel 1897 nei confronti dell’optometrista Charles Prentice, precedentemente denunciato per abuso della professione medica dall’oculista Daniel Roosa: in quell’occasione l’optometria viene ufficialmente riconosciuta come lecita, autonoma e differente dall’oftalmologia. È passato più di un secolo ma chi non conosce la storia è destinato a ripeterla e ancora oggi viviamo le denunce come un’acida novità: è in realtà un noioso remake. L’appello di Draghi, doveroso e dovuto a politici e politicanti, di disegnare “un nuovo e inconsueto perimetro di collaborazione” è rivolto a quanti, “nel rispetto delle proprie identità”, sapranno anteporre ai propri interessi di bottega, professionali o politici o elettorali o culturali o altro, la capacità di “scelte coraggiose in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili”. Nei prossimi mesi faremo la conta.