Il gruppo ha recentemente comunicato l’apertura di una procedura di gestione del personale: a essere coinvolti soprattutto gli impiegati della sede di Padova, insieme ad alcuni quadri e dirigenti e a tre operai
«Abbiamo aperto una procedura che tecnicamente si chiama Talent Regeneration: consiste in un incentivo all’uscita, proponendone una gestione su base volontaria, per favorire le risorse che, ad esempio, sono prossime alla pensione – sottolinea a b2eyes.com Antonella Leoni, responsabile della comunicazione di Safilo – Tutto questo per dare l’opportunità all’azienda di rinnovare i propri talenti, in una logica coerente con il Piano 2020 che prevede la semplificazione e la modernizzazione della struttura per renderla più agile, snella e flessibile: si tratta di un programma già messo in atto in altre sedi e in altri stabilimenti di Safilo, che conferisce nuova linfa in termini di risorse». La comunicazione arriva poco dopo la diffusione della trimestrale che vede nei primi nove mesi del 2017 una perdita di fatturato pari al 15% rispetto allo stesso periodo del 2016, con cui tuttavia, secondo l’azienda, questa scelta non ha nulla a che vedere. «Sono pratiche attive in tutte le multinazionali moderne, volte a favorire un turn over salutare dell’azienda che in questo modo ha la possibilità di aprirsi maggiormente verso le risorse più giovani - spiega ancora Leoni – Tra l’altro si evince dal numero esiguo di dipendenti coinvolti, 38 sui complessivi 1.070, che non si tratta di un intervento volto a salvaguardare il profitto: Safilo è comunque assolutamente disponibile al dialogo con i sindacati per le varie trattative, che sono già state avviate».
Il sindacato si sta comunque battendo per evitare che i 38 addetti vengano licenziati. Marco Galtarossa, segretario della Filctem Cgil di Padova, afferma che la maggior parte delle 38 persone in esubero «ha più di cinquanta anni e difficilmente sono ricollocabili nel mondo del lavoro – afferma a b2eyes.com – È evidente che l’azienda vuole privarsi di dipendenti che non corrispondono più a determinate caratteristiche che ritengono fondamentali, ad esempio il parlare correttamente inglese». Le Rsu hanno proposto perciò soluzioni alternative. «Si potrebbero ricollocare alcune figure all’interno dell’azienda con altre funzioni – aggiunge Galtarossa – O far seguire corsi di lingua per renderne altre idonee alle esigenze della società». La trattativa procederà con un ulteriore tavolo di confronto, in programma nei prossimi giorni (nella foto, gli interni della sede padovana del gruppo).
F.T.