«Abbiamo avuto modo di visionare gli Odg 642 e 555 al PDA 10 "Piano Sociosanitario integrato Lombardo 2024-2028” aventi a oggetto “Coinvolgimento delle farmacie e dei centri ottici in ambito dermatologico e oculistico” e “Potenziamento prestazioni liste di attesa particolarmente critiche”. In rappresentanza dei nostri iscritti (più di 4.000 oculisti), siamo a ribadire, anche in questa sede, che gli ottici optometristi presenti nei centri ottici non possono effettuare “prime visite oftalmiche” e nemmeno “attività di screening oculistico” nell’ambito delle malattie oculari; inoltre operatori privati, come ad esempio gli ottici/optometristi, ecc, non possono essere coinvolti nell’effettuazione di fondamentali prestazioni quali “la prima visita oculistica”, soprattutto qualora, come ipotizzato, possa essere presente un rischio evolutivo della patologia per i cittadini, ovvero per coloro che, in presenza di patologie croniche, necessitano di prestazioni programmate con cadenza predefinita dal Piano Assistenziale Individualizzato (PAI)». Si apre così la lettera inviata il 18 luglio scorso da Alessandra Balestrazzi, Teresio Avitabile e Giovanni Staurenghi, presidenti rispettivamente di Aimo, Siso e Sol, al presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Federico Romani, e ai consiglieri regionali Giulio Gallera, Claudia Carzeri e Christian Garavaglia (firmatari dei due ordini del giorno in questione, ndr), nonché al presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Milano, Roberto Carlo Rossi.
«Come ben noto, si tratta infatti di prestazioni riservate alla competenza esclusiva del medico specialista in oftalmologia e ove dette prestazioni mediche fossero rese da personale privo delle necessarie autorizzazioni abilitative all’esercizio della professione medica, nello specifico e peculiare campo oculistico-oftalmologico, si potrebbe ben configurare, a carico dell’agente operatore, un evidente esercizio abusivo della professione medica - prosegue la missiva - Decisioni di questo genere, inoltre, potrebbero costituire un rischio per la salute pubblica, posto che, contrariamente alle ipotizzate finalità degli Odg, si finirebbe per consentire che i cittadini, in ipotesi addirittura affetti da patologie, siano visitati per lo screening da personale non medico. Ciò determinerebbe un evidente travisamento delle finalità dettate dalla legislazione sanitaria vigente».
«Ciò premesso e considerato, Vi invitiamo a non approvare, neanche in futuro, i due Odg emarginati in oggetto, in quanto si pongono in evidente contrasto con la primaria tutela del diritto alla salute dei cittadini stessi, che in ipotesi si vorrebbe invece tutelare affidando i potenziali pazienti, ipoteticamente affetti da patologie oculari, a una visita medica oculistica effettuata da operatori privi delle necessarie professionalità prescritte ex lege - conclude a lettera - Corre l’obbligo di evidenziare sin d’ora che, nel denegato caso in cui fossero accolte e/o approvate richieste come quelle degli Odg in oggetto, ci vedremo costretti ad adire senza indugio le competenti Autorità per l’adozione delle tutele del caso».
Anche Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana, in un video di Askanews del 16 luglio affronta la questione. Lanciando l’allarme su alcune criticità riguardo visite, esami e interventi di oculistica nel sistema sanitario pubblico, ricorda, infatti, che «la politica, specialmente in Lombardia, pensa di risolvere il problema chiedendo agli ottici, che hanno una professione di tipo commerciale, assolutamente non medica, di curare le persone, la vista e soprattutto incredibilmente di curare i bambini: ovvio che queste sono cose che non vanno assolutamente bene» (nella foto, tratta dal sito di Regione Lombardia: il Pirellone di Milano, sede del Consiglio regionale).
(red.)