Da quasi vent’anni non la si vedeva più in giro, difesa e protetta dall’amore incredibile del marito, il regista Roberto Russo. Eppure la sua scomparsa è stato un colpo, un’orribile notizia per moltissimi. Come hanno testimoniato i ricordi e gli omaggi da tutto il mondo. Perché Monica Vitti (nella foto) non è stata soltanto una grande attrice, ma ha rappresentato un pezzo importante di storia italiana e del cinema. Una vera rivoluzionaria che ha anticipato modi di vivere e di recitare. Nel dopoguerra dove nei film-commedia far ridere era appannaggio esclusivo degli uomini o di caratteriste brutte e anziane, lei è stata la prima a stravolgere la situazione. Grande attrice, con un’ottima formazione nel teatro, riusciva a passare dal cinema impegnato a quello comico. Capace di essere credibile ed emozionare quando in Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni diceva “Mi fanno male i capelli”. E far ridere a crepapelle per “Fredda come il marmo fui” in La ragazza con la pistola di Mario Monicelli. Entrambe le frasi pronunciate con quella voce un po’ roca, calda, che poteva essere alternativamente sensuale e seducente come divertente e buffa. Anche il suo fisico per quegli anni non era allineato alle bellezze del momento, dove il 90-60-90 era d’obbligo. Perfino il suo viso con quel naso importante e le lentiggini non rientrava nei canoni, così come quel suo modo di guardare strizzando un po’ gli occhi. “Presbite, miope, astigmatica e ipersensibile” diceva di se stessa ridendo. Solo negli anni 80 si è cominciato a vederla con gli occhiali da vista. In genere molto grandi, spesso tartarugati. Così connotati da dare persino il nome a degli occhiali da sole vintage in acetato grigio e ruggine o leopardati.
MONICA VITTI: DIVA RIVOLUZIONARIA, “MIOPE E IPERSENSIBILE”
Così diceva di sé, ridendo, l’attrice romana, musa di Antonioni e protagonista assoluta del cinema italiano con pellicole come La ragazza con la pistola o Deserto Rosso: è morta mercoledì scorso all’età di 90 anni dopo essersi ritirata da parecchio tempo dalle scene perché colpita da una grave malattia degenerativa